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Paura di parlare in pubblico: dobbiamo per forza superarla?
Sabato sera ho avuto il piacere di presentare il mio libro, “Parlare in pubblico con la mindfulness. Gestire meglio lo stress da palco con la meditazione e le risorse del linguaggio”, all’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, in provincia di Pisa.
Si tratta di un luogo molto importante per me, che mi ha ospitato molte volte come praticante durante i miei ritiri di meditazione, e per momenti di riflessione che in questi ultimi anni ho dedicato a me stesso, quando ho praticato la mindfulness in modo più intensivo.
È stato un momento doppiamente emozionante perché diverse pagine del mio libro, dedicato alla comunicazione efficace, sono nate proprio lì, mentre dedicavo del tempo a me stesso. E perché poter parlare di meditazione mindfulness e dei suoi effetti benefici in un luogo così importante, mi ha dato tanta energia.
In questo estratto dal mio intervento torno a occuparmi di Public Speaking, in particolare di paura di parlare in pubblico, e sottolineo ancora una volta che non è necessario doverci per forza “contrapporre” alle nostre emozioni, di “superare la paura di parlare in pubblico”, ma che una via ispirata a una maggiore consapevolezza del qui e ora potrebbe essere, più semplicemente, quella di imparare a “relazionarci” meglio con le nostre emozioni, senza per forza scacciarle.
La mindfulness (da non confondere con la meditazione trascendentale), attraverso l’esercizio della meditazione guidata, può insegnarci l’arte del “prestare attenzione”. È un tipo di meditazione che ci può insegnare a stare con ciò che accade nel momento presente, un aspetto molto utile anche per chi vuole imparare a comunicare efficacemente e parlare davanti a un pubblico. E che dal mio punto di vista può offrire dei benefici anche rispetto all’ ascolto attivo.
© Parlarealmicrofono.it – Tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione.
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“Mi sentite anche senza microfono?”. Anche no.
Public Speaking: quando usare il microfono
Di frequente ci può capitare di assistere a conferenze in cui il relatore preferisce non usare il microfono per mille ragioni. In questa puntata faccio una serie di considerazioni su benefici e svantaggi di questa scelta, mettendo al centro, ancora una volta, il ruolo del pubblico.
Che si tratti di sale meeting, di aule di formazione più o meno grandi, tenere un discorso ben fatto, parlare davanti al pubblico in modo efficace, può essere anche il risultato di piccole scelte, tra cui quella di optare per il microfono, quello giusto tra i vari tipi di microfono. Ma prima di tutto scegliere di usare il microfono anziché rinunciare a farlo.
Una sola priorità: non affaticare il pubblico
Se è vero che i grandi oratori di un tempo riuscivano a parlare senza microfono, gli avanzamenti tecnologici di oggi ci permettono di essere più vicini al nostro pubblico anche attraverso l’audio, affaticando di meno i nostri ascoltatori. Parlare in pubblico senza microfono, al giorno d’oggi, significa rendere più difficoltosa l’esperienza dell’ascolto, per questo motivo consiglio sempre, quando possibile, di utilizzarlo.
L’importanza del microfono nelle riunioni di lavoro
Lo stesso discorso vale per quando dobbiamo gestire riunioni di lavoro. Partecipare alla riunione significa anche poter ascoltare ciò che ci sta dicendo chi parla, per questo motivo, anche in questo contesto, è importante collegare il microfono. Che si tratti di leggere l’ordine del giorno, o di riepilogare le decisioni prese, stiamo parlando di una scelta doverosa.
Ancora una volta, non si tratta di superare la paura di parlare in pubblico o di “forzare” le nostre emozioni, ma di imparare a relazionarci con uno strumento, il microfono, sempre più importante per comunicare efficacemente.
Buon ascolto!
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Contrassegnato Come fare un discorso in pubblico, Come parlare di fronte a una platea, Come parlare in pubblico in modo efficace, Come usare il microfono, Meglio usare il microfono, Parlare in pubblico, Patrick facciolo, Psicologia del Public Speaking, Public Speaking, Public Speaking Professionale
Torno dove ho scritto il mio libro. Passi a trovarmi?
Diverse pagine del mio ultimo libro, “Parlare in pubblico con la mindfulness“, sono nate durante le mie esperienze di ritiro e di meditazione presso l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, in provincia di Pisa, il più importante centro di meditazione d’Italia.
Da tempo quel luogo rappresenta per me una fonte di quiete: è un rifugio, per tutte le volte che cerco un momento di “stacco” dai problemi di tutti i giorni.
Per questo motivo, è doppiamente un piacere per me raccontarti che sabato 27 luglio alle 21 sarò proprio lì a presentare il mio libro, in cui parlo di come gestire meglio lo stress che proviamo quando parliamo in pubblico attraverso la meditazione e le risorse del linguaggio.
Se sei in zona, ti aspetto (e anche se non sei in zona, se ti va, ti aspetto volentieri lo stesso) 😊
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Convincere gli altri dipende dagli altri
Mi capita spesso di leggere in rete che esistono frasi e parole magiche per convincere i nostri interlocutori, sia che si tratti di vendite e di trattative, sia di altri contesti in cui risultare convincenti può essere determinante.
Eppure, se davvero esistessero parole e frasi magiche per far fare agli altri ciò che desideriamo, tutti venderebbero qualsiasi prodotto a chiunque, e qualsiasi politico vincerebbe sempre le elezioni.
In questa puntata racconto che sì, il linguaggio ci può essere utile per comunicare in modo efficace, sintetico, chiaro, e per far ricordare agli altri i nostri contenuti. Ma arrivati a quel punto, la comunicazione diventa comunque un fatto di relazione tra noi e chi ci ascolta. E non è detto che chi ci ascolta decodifichi (o voglia decodificare, per mille ragioni) il nostro messaggio necessariamente come desideriamo noi.
Perché dall’altra parte non c’è un robot, ma un essere umano con le sue caratteristiche uniche, irripetibili, che non possiamo pronosticare sempre a priori.
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