Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Il problema della comunicazione di Conte e Grillo: le negazioni

Il problema della comunicazione di Conte e Grillo: le negazioni

La comunicazione di Giuseppe Conte e Beppe Grillo ha un problema: le negazioni. Ve ne avevo già parlato, a proposito di Giuseppe Conte, ai tempi di:

– “Questo governo NON lavora col favore delle tenebre” (10 novembre 2020).

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Come usare la webcam nei webinar: l’effetto dominanza/sottomissione

Come usare la webcam nei webinar: l’effetto dominanza/sottomissione

Quando partecipiamo a un webinar o a una riunione online spesso non ci rendiamo conto di com’è posizionata e orientata la nostra webcam: dal basso verso l’alto se usiamo un laptop, dall’alto verso il basso se la collochiamo sopra un monitor che è rialzato rispetto al nostro spazio di lavoro.

In tutto questo: il nostro ascoltatore, il nostro pubblico, come si sentirà guardato? In questo video, dedicato ai temi del Public Speaking a distanza, introduco i concetti di “dominanza” (la mia figura è inquadrata dall’alto verso il basso, pertanto “incombo” nell’inquadratura, “domino” l’inquadratura) e di “sottomissione” (la mia figura è inquadrata dal basso verso l’alto, e quindi è il pubblico a guardarmi dall’alto in basso).

Tra questi due estremi, esiste una terza via? Ne parlo in questo video, tornando a occuparmi di piani di inquadratura, linguaggio non verbale, webinar e riunioni online.

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Quando parliamo in pubblico il target non esiste: ecco perché.

Quando parliamo in pubblico il target non esiste: ecco perché.

La parola “target”, che significa “bersaglio”, è molto usata in comunicazione, e di conseguenza anche quando ci occupiamo di Public Speaking, di arte di parlare in pubblico.

“Target” è l’alibi che spesso ci diamo per giustificare la nostra comunicazione contorta, incomprensibile, metaforica, piena di rimandi e di figure retoriche.

“Perché tanto il mio target mi capisce”. Ma questo lo decidiamo noi per gli altri.

Il target è la scusa che ci diamo per non semplificare i messaggi, per parlare con alcuni ed escludere altri, per dirci che l’altro è catalogabile sulla base di cultura, censo, caratteristiche e comportamenti.

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Superare la zona di comfort: sfatiamo il mito

Superare la zona di comfort: sfatiamo il mito

La frase “Supera la tua zona di comfort” è ormai diventata un mantra. È una massima che secondo alcuni andrebbe rispettata sempre e comunque. Questo, per raggiungere standard prestazionali migliori.

Ma siamo proprio sicuri che sia sempre e comunque l’unica via per un benessere maggiore? E vale anche in comunicazione e nei contesti di Publlic Speaking?

In questa puntata racconto che superare le nostre zone di comfort a prescindere può significare aderire a una visione “capitalistica” del comfort stesso. Una visione per cui, non appena abbiamo raggiunto una situazione confortevole, c’è subito qualcun altro che ci invita a trascenderla, per conseguirne una migliore.

Ancora una volta, la parola chiave per ciascuno di noi è “consapevolezza”. Consapevolezza di “come mi sento”, e di cosa intenda fare per davvero. Non solo perché l’ho letto su un manuale, oppure perché me l’ha detto un video motivazionale trovato per caso su internet.

Ma perché abbiamo maturato una consapevolezza adeguata di noi stessi. E abbiamo deciso come comportarci in una determinata situazione.

 

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