Chi comunica meglio tra Elly Schlein ed Elisabetta Piccolotti
Chi comunica meglio tra la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e la coordinatrice della segreteria nazionale di Sinistra Italiana, Elisabetta Piccolotti?
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Nell’estratto video proposto qui sopra, Elisabetta Piccolotti utilizza una gesticolazione simmetrica. In psicologia del linguaggio non verbale, questo comportamento corrisponde solitamente a un indicatore di autenticità della comunicazione. Piccolotti utilizza, inoltre, una spazializzazione del gesto. Ovvero con i gesti indica aree separate e interlocutori diversi.
Da una parte, mentre parla degli imprenditori onesti, usa dei gesti batonici (che ricalcano gli accenti tonici delle parole) verso destra. Quando invece parla degli imprenditori meno onesti, con la gesticolazione si sposta verso l’area sinistra dello schermo.
Nel passaggio di Elly Schlein, al contrario, la gesticolazione è asimmetrica. Inoltre utilizza le mani quasi a fermare l’intervento di Lilli Gruber, che sta per intervenire sulle sue parole.
Un’analisi linguistico-computazionale: la velocità dell’eloquio
Confrontiamo i due interventi anche da un punto di vista linguistico-computazionale. Ovvero “contiamo” le parole all’interno del discorso. Ci vorrebbe molto tempo per fare un’analisi completa del numero di subordinate. Così come della quantità di parole per frase. Ci metteremo davvero troppo per i tempi dei social network.
Ci tengo tuttavia ad analizzare una variabile importante: la velocità dell’eloquio. O meglio: quante parole dicono per minuto. Ho usato una base di 78 secondi per fare questo calcolo. Ebbene: Elisabetta Piccolotti ha nel suo passaggio una velocità dell’eloquio di 166 parole per minuto (PPM). Contro le circa 200 parole per minuto di Elly Schlein.
Mediamente, quando parliamo utilizziamo tra le 120 e le 150 parole per minuto in contesti conversazionali. Il valore di 160 PPM è pertanto piuttosto nella media. Mentre 200 è decisamente al di là della media. C’è da dire che, se l’eloquio è troppo veloce, il rischio è quello di non dare il tempo all’interlocutore di decodificare il messaggio. In secondo luogo c’è il rischio, per chi parla, di “perdersi” dei pezzi di parola, di non pronunciarli chiaramente a causa della velocità. Non è tuttavia questo il caso di Elly Schlein, che è molto chiara nell’articolazione, sebbene sia un rischio che comunque esiste.
Ultimo elemento: dalle analisi che ho condotto su questi due interventi, Elisabetta Piccolotti utilizza un lessico più concreto, cioè si riferisce a parole che hanno referenti extralinguistici maggiori. Parla cioè di cose più concrete e tangibili. Per quanto riguarda Elly Schlein, c’è invece una maggiore concettualizzazione astratta, quindi aumenta per l’ascoltatore la necessità di decodificare e di dare un significato alle parole.
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