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Come parlare in pubblico: le metafore e il presente storico

Come parlare in pubblico: le metafore e il presente storico

Da anni vi racconto quanto è importante parlare in pubblico in modo chiaro, creando immagini con le parole e preferendo parole concrete, ad alto valore d’immagine, che si riferiscono a oggetti concreti della realtà.

Perché ve lo raccomando spesso? Perché più riusciamo a essere lineari nella nostra comunicazione, meno affaticheremo il nostro pubblico. E non si tratta solo dei livelli di scolarizzazione, e di quanto le persone hanno studiato e possono fare fatica a decodificare il nostro messaggio. Si tratta dello sforzo cognitivo e di attenzione che chiediamo a chi ci ascolta.

Usare le metafore nei discorsi in pubblico? Sì, ma con moderazione

Questo è anche il motivo per cui vi ho sempre raccomandato di fare attenzione alle metafore. Le metafore, benché siano anch’esse ad alto valore d’immagine, sono “un altro modo per dire le cose”: giusto alcuni giorni fa vi facevo l’esempio della frase “Fuori da questa sala piove, ma qui dentro splende il sole”, e vi facevo notare quanta attenzione e impegno cognitivo ci vogliono per capire il significato reale di questa frase, se non ci è chiaro il contesto.

Una volta d’accordo sul fatto che le metafore possono rendere talvolta meno immediata la nostra comunicazione, resta una domanda: ci può capitare di usare delle metafore difficili da decodificare, anche quando non ce ne rendiamo conto?

La risposta è sì, e una di queste situazioni si verifica quando in un discorso in pubblico utilizziamo il “presente storico”.

Che cos’è il presente storico?

Il presente storico è un tempo verbale che utilizziamo al presente all’interno di una frase, quando in realtà ci stiamo riferendo al passato. Facciamo un esempio concreto di una frase che potremmo dire usando il presente storico. Cominciamo dicendo:

Eravamo nel 1980. Lui arriva lì, e a un

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Paura di arrossire in pubblico: si può superare? Gli altri se ne accorgono?

Paura di arrossire in pubblico: si può superare? Gli altri se ne accorgono?

Perché diventiamo rossi in viso?

Perché quando parliamo in pubblico certe volte diventiamo rossi? Davvero chi ci guarda se ne accorge sempre? E anche se fosse: siamo certi che arrossire venga considerato un aspetto negativo?

Lo dice già la parola stessa: il Sistema Nervoso Autonomo (SNA), che coordina molti meccanismi involontari del nostro corpo, svolge le sue attività in autonomia rispetto alle nostre intenzioni.

Il meccanismo, semplificando molto, funziona così: nel corpo viene rilasciato l’ormone dell’adrenalina, che provoca l’accelerazione del battito cardiaco e la dilatazione dei vasi sanguigni – ricordiamo che il nostro viso ha moltissimi capillari – aumenta il flusso di sangue nel viso, e aumentando il flusso di sangue compare l’arrossamento (e talvolta può aumentare anche la sensazione di calore che proviamo in quell’area).

 

Se divento rosso in pubblico, le persone si accorgeranno del mio imbarazzo?

Vorrei soffermarmi proprio su questo, e fare una riflessione di tipo psicologico: cioè sulla differenza tra ciò che percepiamo e ciò che percepiscono le persone che ci osservano.

Già diversi mesi fa avevo fatto un video sul cosiddetto effetto spotlight. In psicologia sociale si parla di effetto spotlight quando siamo di fronte alla nostra tendenza a sopravvalutare l’attenzione che danno gli altri a nostri particolari comportamenti o caratteristiche. Si tratta di una tendenza che è stata dimostrata attraverso diversi studi.

Sono simili le conclusioni di un altro studio, che è quello sull’illusione di trasparenza, a cui ho dedicato un secondo video. Si tratta della tendenza a considerare trasparenti agli altri le nostre emozioni. Talvolta tendiamo a sopravvalutare la capacità degli altri di capire le nostre emozioni, semplicemente guardandoci.

La sintesi direi che è interessante anche sul tema del rossore in viso. Il fatto che io sia consapevole che talvolta arrossisco in pubblico, e

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Tu ci sei nelle mie parole: l’importanza di citare il nostro pubblico

Tu ci sei nelle mie parole: l’importanza di citare il nostro pubblico

Quando in un discorso utilizzo il “voi”, sto facendo capire a chi mi ascolta che mi sto rivolgendo direttamente una moltitudine di persone.

Questa modalità è utilizzabile anche nel Public Speaking? Certamente sì, perché se conduco una riunione o una presentazione in pubblico e non cito mai il pubblico, ma mi limito soltanto a usare i contenuti, per esempio dicendo: “Oggi sono qui per mostrare le percentuali di fatturato della nostra azienda”, mi chiedo: dov’è il pubblico?

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Parlare in pubblico: come usare le metafore durante un discorso

Parlare in pubblico: come usare le metafore durante un discorso

Quando ascoltiamo un discorso in pubblico può capitarci di sentire frasi del tipo: “Fuori da questa sala piove, ma qui dentro splende il sole”. In questo caso abbiamo a che fare con una metafora, poiché è evidente che il sole non splenda per davvero dentro quella sala.

Per capire se questo tipo di comunicazione è efficace, sarebbe curioso fare la prova opposta. Uscire da quella sala, e chiedere al primo passante: “scusi, lo sa che qui fuori piove, ma lì dentro splende il sole?”. Ci diventerebbe a quel punto chiaro come, cambiando il contesto, la frase risulti totalmente incomprensibile.

 

Metafore e comunicazione politica

In comunicazione politica accade un po’ la stessa cosa. Pensiamo a quando Pierluigi Bersani parlava di “Smacchiare il giaguaro”, riferendosi alla volontà di sconfiggere Silvio Berlusconi. In particolare, mi sono occupato di questo aspetto della comunicazione di Pierluigi Bersani in questo video.

Se proponessimo oggi la stessa frase a un ventenne, probabilmente non la capirebbe. Ma se gli dicessimo, più semplicemente, che Pierluigi Bersani voleva sconfiggere Silvio Berlusconi, cosa cambierebbe?

Cambierebbe che, senza utilizzare alcuna figura retorica, la comunicazione molto probabilmente andrebbe a buon fine.

 

Dalla metafora alla similitudine

In generale, credo sia buona norma fare attenzione alla distinzione tra metafore e similitudini. Mentre la metafora ci comunica in modo implicito un’analogia tra due situazioni, e ci costringe a decodificarla, la similitudine utilizza il “come” per esplicitare che si tratta proprio di un’analogia, e in questo modo viene fraintesa più difficilmente.

Lo sa che qui fuori piove, ma lì dentro è COME se splendesse il sole?

Usando la similitudine cambia solo una parola (il “come”). Ma in realtà, come abbiamo visto con questo semplice esempio, cambia tutto.

Ne parlo in questa conferenza tenuta presso l’associazione Freelance Network a Milano.

 

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