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Come fare le slide per un webinar

Come fare le slide per un webinar

Fare una presentazione online e fare una presentazione in una sala conferenze sono due attività simili, ma allo stesso tempo diverse tra loro.

📊 Prendiamo le slide per esempio: qual è il formato migliore da scegliere tra 4:3 e 16:9 quando facciamo un webinar? E quando invece dobbiamo parlare in pubblico in un’aula tradizionale?

🗣 Inoltre: siamo sicuri che in entrambi i casi le animazioni e le transizioni da inserire nelle slide possano essere le stesse che usiamo quando presentiamo dal vivo?

📝 E le dimensioni dei caratteri? Ma soprattutto: quali caratteri?

💡 In questa video guida pratica di 9 minuti cerco di dare le risposte a tutte queste domande. Utilizzando, manco a farlo apposta, delle slide che ho preparato per l’occasione 😊

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Parlare in pubblico con la mascherina: come cambia il linguaggio non verbale

Parlare in pubblico con la mascherina: come cambia il linguaggio non verbale

In questi giorni, e probabilmente ancora di più nelle prossime settimane e mesi, sarà sempre più indicato e necessario l’utilizzo delle mascherine nella vita quotidiana e in molti contesti aziendali e professionali.

Come cambieranno la nostra espressività e la nostra efficacia comunicativa nel momento in cui dovremo fare un discorso in pubblico per la nostra azienda, sul lavoro, in un contesto ampio, e indosseremo una mascherina? Come cambierà la nostra capacità di esprimere le emozioni, se una parte del nostro viso sarà coperta? E come cambierà la resa della nostra voce al microfono?

Come cambia la voce quando parliamo con la mascherina

Cominciamo con gli aspetti paraverbali, quelli cioè che riguardano la voce: qual è l’impatto acustico dell’utilizzo della mascherina? Come si sentirà la nostra voce “filtrata” da questo dispositivo di protezione individuale? E quale sarà la resa al microfono?

Nel video che trovi qui sopra ho fatto alcune prove pratiche, con diversi tipi di microfono che si usano solitamente nel Public Speaking: con un microfono ad archetto, con un microfono lavalier (di quelli che si attaccano alla giacca), e con un microfono tradizionale, anche detto “gelato”.

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Come affrontare l’imbarazzo della webcam: 3 spunti di consapevolezza

Come affrontare l’imbarazzo della webcam: 3 spunti di consapevolezza

“Affrontare l’imbarazzo”, senza scacciarlo

Come affrontare l’imbarazzo della webcam: se un po’ mi conoscete sapete che in questi casi non amo il verbo “scacciare”, “risolvere” o “allontanare”. Questo perché se l’imbarazzo c’è, è qualcosa che evidentemente aveva ragione di emergere in un dato momento, e non sempre dobbiamo spazzare via tutto così di fretta, ammesso che poi si possa davvero farlo poi con tutta questa semplicità.

Cominciamo col raccontare che non è la webcam a crearci imbarazzo, ma che siamo noi a provare imbarazzo rispetto alla webcam: questa è una sfumatura da sottolineare molte volte in cui parliamo di stress. In generale, possiamo dire che la webcam è uno stressor neutro, cioè non è la webcam di per sé che ci stressa, ma siamo noi a valutare questa esperienza come eccedente le nostre risorse.

Questo è un tema molto importante, perché se capiamo che non è la webcam in sé il problema, ma il fatto che è la richiesta dell’ambiente a eccedere le nostre risorse attuali, sappiamo che possiamo lavorare su quest’area per migliorare il nostro rapporto con questa esperienza.

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Come parlare in pubblico: proteggere le nostre emozioni

Come parlare in pubblico: proteggere le nostre emozioni

Spesso quando iniziamo un discorso in pubblico diciamo frasi del tipo: “Scusate l’emozione”, “Oggi sono emozionantissimo”, “Perdonatemi ma mi sento molto emozionato”.

Detto che si tratta di una scelta totalmente legittima, in questa puntata mi chiedo se esprimere questo tipo di stato interno risponda veramente alla nostra intenzione di condividere quello che sentiamo, o se talvolta finisca per diventare un diversivo per prendere del tempo, alla ricerca della frase successiva.

In quest’ultimo caso, la domanda che possiamo farci è: siamo sicuri che stiamo proteggendo adeguatamente quello che proviamo? Quando diciamo in pubblico “sono emozionato”, stiamo esprimendo un’emozione a chi ci ascolta, un nostro particolare sentire, e non è detto che tutte le persone all’ascolto riescano a fare di questa informazione l’uso che noi auspicheremmo (“vorrei che tu mi capissi”, “vorrei che tu capissi cosa si prova da questa parte”, ecc.)

In questa puntata rifletto con voi sull’importanza di avere maggior consapevolezza delle emozioni che proviamo e che scegliamo di comunicare, dei destinatari a cui ci rivolgiamo, e per ultimo dei rischi a cui ci mettiamo di fronte quando esprimiamo i nostri stati interni a prescindere, senza considerare adeguatamente il contesto.

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