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Segreti e limiti della comunicazione non verbale

Segreti e limiti della comunicazione non verbale

Da alcuni decenni si assiste ad un interesse sempre maggiore, da parte delle scienze sociali e umane, verso tutta quella comunicazione che avviene con modalità diverse dal linguaggio parlato.

Al contrario, nei primi anni del secolo scorso, la comunicazione non verbale non riceveva ancora l’attenzione che riveste oggi, un po’ perché i segnali sono per certi versi inconsapevoli, un po’ perché il prevalere di un’idea fortemente razionalistica dell’uomo tendeva a mettere più in evidenza gli aspetti verbali.

È ormai accettato che non si comunica solo con la lingua parlata o scritta, ma talvolta anche con gesti e movimenti, dei quali talvolta neanche ci accorgiamo. Parliamo di quella che lo psicologo Mauro Cozzolino definisce nel suo saggio “comunicazione invisibile”. Conoscerla e saperla gestire potrebbe migliorare il nostro modo di porci e di comunicare con gli altri.  

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Omar Calabrese, la semiotica e le parole che ancora ci confondono

Omar Calabrese, la semiotica e le parole che ancora ci confondono

In questi giorni abbiamo dovuto dire addio a Omar Calabrese, uno dei più importanti studiosi di semiotica in Italia e nel mondo. Allievo e poi assistente di Umberto Eco al DAMS,  docente all’Università di Siena, padre fondatore dell’Ulivo, nonché accademico e docente in università internazionali, Calabrese si era occupato di ricerca sul linguaggio dell’arte e della comunicazione televisiva.

Autore di saggi profondi su quella che ha definito età neobarocca, sul linguaggio dell’arte e della pittura, la sua scomparsa lascia un vuoto nello studio della semiotica e dei mass media.

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Cosa sono i “registri linguistici”? Qual è il migliore per comunicare in pubblico o sui media?

Cosa sono i “registri linguistici”? Qual è il migliore per comunicare in pubblico o sui media?

Uno degli errori che capita di fare quando ci troviamo a preparare un discorso che dovremo tenere in pubblico è quello di non prestare la dovuta attenzione al target al quale ci rivolgeremo, e dunque di sottovalutare l’importanza di adeguare il registro linguistico che adotteremo al destinatario del nostro messaggio. Il successo della comunicazione dipende infatti in grandissima parte dalla capacità dell’emittente di codificare il messaggio in maniera chiara e comprensibile al ricevente; questo significa anche adeguare il registro linguistico utilizzato al tipo di uditorio ed eventualmente anche al medium di trasmissione.

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Quali sono i contenuti che gli ascoltatori ricordano di più? L’effetto primacy e l’effetto recency

Quali sono i contenuti che gli ascoltatori ricordano di più? L’effetto primacy e l’effetto recency

A tutti noi è capitato di seguire una lezione a scuola, un programma televisivo o radiofonico, o ancora un intervento in un convegno, e di provare dopo solo pochi minuti la sgradevole sensazione di ricordare solo una parte di quanto abbiamo ascoltato nel corso degli istanti precedenti.

Questo fenomeno non è soltanto dovuto alla nostra pigrizia di ascoltatori o allo scarso interesse di quanto ci viene trasmesso: si tratta infatti di una situazione che ha una spiegazione scientifica. Tipicamente, quando ci viene presentata una serie di elementi, la normale tendenza è quella di ricordare più facilmente i primi e gli ultimi, mentre facciamo più fatica a tenere a mente quelli che ci sono stati esposti nella parte centrale del discorso che abbiamo appena ascoltato. Questi fenomeni cognitivi sono detti, rispettivamente, “effetto primacy” ed “effetto recency”.

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