Segreti e limiti della comunicazione non verbale
Da alcuni decenni si assiste ad un interesse sempre maggiore, da parte delle scienze sociali e umane, verso tutta quella comunicazione che avviene con modalità diverse dal linguaggio parlato.
Al contrario, nei primi anni del secolo scorso, la comunicazione non verbale non riceveva ancora l’attenzione che riveste oggi, un po’ perché i segnali sono per certi versi inconsapevoli, un po’ perché il prevalere di un’idea fortemente razionalistica dell’uomo tendeva a mettere più in evidenza gli aspetti verbali.
È ormai accettato che non si comunica solo con la lingua parlata o scritta, ma talvolta anche con gesti e movimenti, dei quali talvolta neanche ci accorgiamo. Parliamo di quella che lo psicologo Mauro Cozzolino definisce nel suo saggio “comunicazione invisibile”. Conoscerla e saperla gestire potrebbe migliorare il nostro modo di porci e di comunicare con gli altri.


Uno degli errori che capita di fare quando ci troviamo a preparare un discorso che dovremo tenere in pubblico è quello di non prestare la dovuta attenzione al target al quale ci rivolgeremo, e dunque di sottovalutare l’importanza di adeguare il registro linguistico che adotteremo al destinatario del nostro messaggio. Il successo della comunicazione dipende infatti in grandissima parte dalla capacità dell’emittente di codificare il messaggio in maniera chiara e comprensibile al ricevente; questo significa anche adeguare il registro linguistico utilizzato al tipo di uditorio ed eventualmente anche al medium di trasmissione.
