Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Come fare un discorso in pubblico di un minuto: 4 consigli utili

Talvolta capita di trovarci in riunioni o conferenze in cui ci viene richiesto di fare una presentazione in pubblico di un solo minuto.

Dobbiamo alzarci in piedi, e a quel punto abbiamo 60 secondi di tempo per iniziare un discorso e parlare in pubblico. Dovremo poi esporre il nostro contenuto e concludere il nostro intervento, possibilmente in maniera efficace. Quali sono le tecniche di Public Speaking che possiamo utilizzare?

Consiglio numero 1: in un minuto si possono dire un sacco di cose

Vorrei cominciare occupandomi dell’importanza e del valore del tempo, invece di concentrarmi sul linguaggio non verbale. A dispetto di quello che pensiamo infatti, un minuto non è poi così poco.

Non è necessario essere per forza dei grandi oratori per riuscire a comunicare efficacemente in così poco tempo. Abbiamo a disposizione 60 interi secondi per aprire il nostro intervento, condividere un contenuto, e concludere. Possiamo permetterci di parlare lentamente, usando le pause in modo appropriato. E facendo così in modo che il nostro pubblico capisca quello che stiamo dicendo in maniera chiara.

Più riusciremo a mantenere naturale il ritmo della presentazione, più il nostro pubblico riuscirà a ricevere le informazioni nei tempi giusti. Indipendentemente dal fatto che possiamo aver deciso di scrivere un discorso o di andare a braccio.

Consiglio numero 2: attenzione ai sottintesi, alle ellissi e a glossare bene i concetti di fronte al pubblico

Uno dei rischi, quando abbiamo soltanto un minuto a disposizione per il nostro discorso, potrebbe essere quello di saltare delle parti. Parti che possono essere molto importanti per far capire al pubblico il nostro messaggio.

Se non ci prepariamo bene, aumenta il rischio di creare sottintesi ed ellissi. L’ellissi è una figura retorica che consiste proprio nell’omettere delle informazioni, che però nel nostro caso potrebbero essere importanti.

Alla stessa maniera, ancora una volta, è molto importante glossare i concetti. Cioè tradurli, in modo tale che tutti possano capire cosa stiamo dicendo. Potrebbe sembrarci che 60 secondi non bastino, ma parlare per sottintesi rischierà addirittura di rendere vano tutto il minuto (prezioso) che avevamo a disposizione.

Consiglio numero 3: creare immagini con le parole

Esattamente come nel titolo del mio libro del 2013, Crea immagini con le parole, anche in un discorso di 60 secondi ti consiglio di utilizzare, per quanto possibile, parole che evocano immagini. Le parole ad alto valore d’immagine ci permettono infatti di tradurre concetti di difficile comprensibilità in maniera concreta.

Insomma: potendo scegliere per il nostro linguaggio tra concetti e oggetti, scegliamo, per quanto ci è possibile, parole che evochino oggetti della realtà. Questo, affinché il nostro pubblico possa “vedere” ciò che diciamo.

Questo ci permette di affaticare di meno chi ci ascolta. Quando infatti abbiamo a che fare con concetti astratti, costringiamo il nostro pubblico a “riempire” di immagini concetti che potremmo benissimo tradurre noi, al posto loro, in esempi concreti.

Consiglio numero 4: alleniamoci a relazionarci con il momento presente, attraverso la mindfulness

Essere costretti a fare un discorso da un minuto per alcuni può essere un’esperienza molto stressante. In questo senso, mi piace ricordarti che pensieri, emozioni, sensazioni fisiche non sono per forza un nemico da combattere. Anzi, possono essere l’occasione per imparare a relazionarci meglio con quello che proviamo.

Ne ho parlato nel mio ultimo libro, Parlare in pubblico con la mindfulness, Gestire meglio lo stress da palco con la meditazione e le risorse del linguaggio. In questo libro cerco di spiegare che potremmo porci in una modalità più collaborativa con i nostri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche. Anziché sforzarci di superare la paura di parlare in pubblico a tutti i costi.

Come racconto anche all’interno dei miei corsi di Public Speaking, potremmo infatti cominciare a considerare che le emozioni emergono, e non si scacciano con la forza di volontà. Più cerchiamo di farlo, più il nostro senso di autoefficacia percepita potrebbe diminuire, paradossalmente. Intensificando ancora di più la nostra risposta in termini di pensieri, emozioni e sensazioni fisiche.

Le pratiche di mindfulness, al contrario, ci “allenano” a stare con quello che emerge. E a relazionarci meglio con quello che proviamo ogni giorno, momento per momento.

In conclusione: il segreto è fare delle prove, e imparare a parlare quanto basta

Sembra assurdo, ma certe volte può essere molto più semplice parlare molto che imparare a parlare il “giusto”. Quando parli davanti al tuo pubblico potrebbe capitarti di arrivare alla stessa conclusione. Iniziare cioè a parlare, ma avendo soltanto 60 secondi ritrovarsi a dover tener conto di molte variabili.

Per esempio il contatto visivo, lo stress che si prova, la paura di essere giudicati e di sbagliare, eventuali pensieri negativi. Oppure il fatto che magari in passato ci abbiano detto che dobbiamo parlare in pubblico senza paura nell’affrontare gli ascoltatori, eccetera. Tutto condensato in un solo minuto.

Insomma, una serie di elementi che dal mio punto di vista potrebbero non incoraggiarci ancor prima di salire sul palco. Oppure quando parliamo effettivamente in pubblico. Credo il segreto talvolta stia proprio nel permetterci di “lasciare andare” la nostra performance. Senza farci condizionare troppo dal limite dei 60 secondi, che certe volte diventa più un ostacolo mentale che un reale limite. E questo, proprio perché 60 secondi non sono poi così pochi, come dicevamo prima!

Allo stesso tempo, come in tutte le cose, provare e riprovare ci permette di prendere confidenza con la performance, e con il limite temporale che ci è stato assegnato.

Questo non significa dover imparare a memoria parola per parola il nostro discorso. Bensì “abitare” la disponibilità di tempo che ci è stata assegnata, in maniera più confortevole e consapevole. Lo racconto in questa puntata del mio podcast, che puoi trovare all’inizio di questa pagina, oppure su Spotify.

 

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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Se sei interessato ai temi del Public Speaking e della comunicazione sui media, ho da poco pubblicato la raccolta di tutti i miei libri. Si intitola "Enciclopedia del Public Speaking", ed è disponibile su Amazon.

Quali parole scegliere quando dobbiamo parlare in pubblico? Come favorire l'attenzione di chi ci ascolta? Come esprimere i nostri contenuti in maniera efficace? Come relazionarci meglio con lo stress che proviamo sul palco? Sono solo alcune domande a cui cerco di rispondere in maniera esaustiva in oltre 450 pagine.

"Enciclopedia del Public Speaking" è la raccolta dei miei primi cinque libri: "Crea immagini con le parole" (2013), "Il pubblico non è una mucca da contenuti" (2014), "Appunti di dizione" (2016), "Parlare al microfono" (2017) e "Parlare in pubblico con la mindfulness" (2019).

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