Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

L’emozione può farci dimenticare l’inno nazionale?

L’emozione può farci dimenticare l’inno nazionale?


Si possono dimenticare le parole dell’inno nazionale per l’emozione? La scienza ci dice di sì.

Potrebbe essere accaduto l’altra sera al cantante Sergio Sylvestre, durante la sua esibizione prima della finale di Coppa Italia, in diretta su Rai Uno.

Se gliele chiedessimo adesso le parole dell’inno, probabilmente le ricorderebbe: possiamo ricordarci le parole di un testo fino a prima di una performance, ma potremmo non riuscire a ricordarle nel momento in cui ci servono.

In momenti di forte stress vengono rilasciate nel cervello importanti quantità di cortisolo, un ormone il cui eccesso condiziona significativamente la capacità dell’ippocampo di richiamare i ricordi (“Glucocorticoids Decrease Hippocampal and Prefrontal Activation during Declarative Memory Retrieval in Young Men”, 2005).

Questo il motivo per cui a diverse persone capita di prepararsi a memoria un discorso da fare in pubblico, per poi non riuscire a ricordarlo durante la presentazione.

È anche il motivo per cui in situazioni emotivamente attivanti molti cantanti ricorrono ai “prompter”, dispositivi che proiettano il testo della canzone su un grande schermo, in modo da poterlo leggere mentre eseguono il brano.
Non perché non lo sappiano a memoria, ma perché lo stress, quando ci si mette, può fare brutti scherzi.

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Ci capiranno tutti? Comunicazione efficace e titoli di studio

Ci capiranno tutti? Comunicazione efficace e titoli di studio

Un italiano su tre ha come titolo di studio più alto la licenza elementare. E questo è un fatto. Lo dico, perché ieri dopo il mio post sul linguaggio di Giuseppe Conte diverse persone mi hanno scritto, dicendomi che a loro risulta chiaro tutto ciò che dice, e che lo capiscono nonostante abbiano “solo” un diploma.

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Il linguaggio e la leadership di Giuseppe Conte

Il linguaggio e la leadership di Giuseppe Conte

Gli ultimi sondaggi gli danno il 63% di gradimento, eppure la sua coalizione, se si votasse oggi, supererebbe di poco il 40%. La sua comunicazione a tratti è inefficace, fa uso frequente di metafore di difficile decodifica (tra “cabine di regia”, “favore delle tenebre” e “stati generali”), e usa molte negazioni, evocando scenari opposti a quelli che vorrebbe comunicare (“non aumenteremo le tasse”, “non mi sento accerchiato”, “non sono alla ricerca di altre maggioranze”).

Insomma, Giuseppe Conte è l’esempio che il linguaggio conta, ma fino a un certo punto. È la dimostrazione che comunicare attraverso le parole è solo una parte della dinamica del consenso.

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Pensare i nostri discorsi come se fossero eterni

Pensare i nostri discorsi come se fossero eterni

Dobbiamo pensare i nostri discorsi in pubblico come se fossero eterni.

No, non si tratta di megalomania, ma di orientarci ancora una volta a chi ci ascolta.

Ogni volta che un nostro discorso comincia con le parole “in questo momento difficile”, ci stiamo dimenticando che quel contenuto potrebbe essere registrato e rimanere sul web per tanto tempo.

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