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Parlare in pubblico: come usare le metafore durante un discorso

Parlare in pubblico: come usare le metafore durante un discorso

Quando ascoltiamo un discorso in pubblico può capitarci di sentire frasi del tipo: “Fuori da questa sala piove, ma qui dentro splende il sole”. In questo caso abbiamo a che fare con una metafora, poiché è evidente che il sole non splenda per davvero dentro quella sala.

Per capire se questo tipo di comunicazione è efficace, sarebbe curioso fare la prova opposta. Uscire da quella sala, e chiedere al primo passante: “scusi, lo sa che qui fuori piove, ma lì dentro splende il sole?”. Ci diventerebbe a quel punto chiaro come, cambiando il contesto, la frase risulti totalmente incomprensibile.

 

Metafore e comunicazione politica

In comunicazione politica accade un po’ la stessa cosa. Pensiamo a quando Pierluigi Bersani parlava di “Smacchiare il giaguaro”, riferendosi alla volontà di sconfiggere Silvio Berlusconi. In particolare, mi sono occupato di questo aspetto della comunicazione di Pierluigi Bersani in questo video.

Se proponessimo oggi la stessa frase a un ventenne, probabilmente non la capirebbe. Ma se gli dicessimo, più semplicemente, che Pierluigi Bersani voleva sconfiggere Silvio Berlusconi, cosa cambierebbe?

Cambierebbe che, senza utilizzare alcuna figura retorica, la comunicazione molto probabilmente andrebbe a buon fine.

 

Dalla metafora alla similitudine

In generale, credo sia buona norma fare attenzione alla distinzione tra metafore e similitudini. Mentre la metafora ci comunica in modo implicito un’analogia tra due situazioni, e ci costringe a decodificarla, la similitudine utilizza il “come” per esplicitare che si tratta proprio di un’analogia, e in questo modo viene fraintesa più difficilmente.

Lo sa che qui fuori piove, ma lì dentro è COME se splendesse il sole?

Usando la similitudine cambia solo una parola (il “come”). Ma in realtà, come abbiamo visto con questo semplice esempio, cambia tutto.

Ne parlo in questa conferenza tenuta presso l’associazione Freelance Network a Milano.

 

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Parlare in pubblico: come relazionarci con le nostre performance

Parlare in pubblico: come relazionarci con le nostre performance

Quando siamo su quel palco, sembra che dipenda tutto da noi.

Proviamo paura di parlare in pubblico, ci sentiamo agitati, magari ci trema un po’ la voce, e alla fine della nostra conferenza sentiamo di aver detto il 50% di quello che volevamo dire.

Come ci relazioniamo con tutto questo? Quanto spesso finiamo col dirci: “non sono capace di parlare in pubblico”?

In una cultura dominata da performance eccellenti a tutti i costi, durante la mia ultima intervista rilasciata a Radio Cantù ho cercato di rimettere in ordine un po’ di concetti importanti.

Con lo scopo di raccontarvi che quando facciamo Public Speaking possiamo imparare a perdonarci un po’ di più.

E a dirci che, comunque, “va bene così“.

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Libri: è uscito “Enciclopedia del Public Speaking”, la prima raccolta di Patrick Facciolo

Libri: è uscito “Enciclopedia del Public Speaking”, la prima raccolta di Patrick Facciolo

Quali parole scegliere quando dobbiamo parlare in pubblico? Come favorire l’attenzione di chi ci ascolta? Come esprimere i nostri contenuti in maniera efficace? Come relazionarci meglio con lo stress che proviamo sul palco? Sono solo alcune delle domande a cui ho provato a rispondere in questi anni.

Dal 2013 a oggi ho scritto 5 libri, prodotto più di 450 pagine su questi temi, e adesso ho deciso di metterle tutte insieme in un unico libro. È un piacere per me presentarvi “Enciclopedia del Public Speaking – 5 libri in 1 sull’arte di parlare in pubblico”.

Quest’opera è la raccolta dei miei primi 5 libri, che sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Il pubblico non è una mucca da contenuti” (2014), “Appunti di dizione” (2016), “Parlare al microfono” (2017) e “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019).

 

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Come parlare alla telecamera: meglio usare il “tu” o il “voi”?

Come parlare alla telecamera: meglio usare il “tu” o il “voi”?

Quando realizziamo un video per il web, è meglio usare il “tu” o il “voi” per rivolgerci al nostro pubblico?

In linea generale, se si tratta di un video seriale rivolto a una community che vogliamo consolidare e far crescere, vi suggerisco il “voi”, che descrive perfettamente l’intenzione di rivolgersi a un pubblico ampio.

Se invece parliamo alla telecamera per realizzare un contenuto ad hoc e rispondere su un tema specifico, che prevalentemente verrà rintracciato dagli utenti su Google attraverso una ricerca organica, potrebbe essere più funzionale usare il “tu”.

Un criterio di coerenza

Il criterio che vi voglio suggerire è comunque un criterio di coerenza: se cominciamo col “tu” finiamo col “tu”, se cominciamo col “voi”, finiamo col “voi”.

Mi capita infatti di frequente di vedere video e ascoltare podcast in cui il conduttore comincia rivolgendosi al pubblico utilizzando il “tu”, per poi passare al “voi” dopo poco tempo.

Nulla di grave, ma se l’intenzione reale del comunicatore è quella di rivolgersi a un gruppo di persone, tanto vale farlo da subito, senza restare schiacciati da “regole” di marketing che finiscono per farci intraprendere scelte innaturali.

Ne ho parlato al Social Media Strategies di Rimini

Ho avuto il piacere di parlarne questa mattina dal palco del Social Media Strategies di Rimini, uno dei più grandi eventi italiani per i professionisti dei Social Media e del Web Marketing. Ecco un breve estratto video del mio intervento.

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