Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Si può misurare l’intelligenza umana? Ecco come si calcola il QI



Abbiamo sentito parlare tante volte di QI, ma raramente ci siamo chiesti che cos’è e come si misura.  Il quoziente intellettivo è il risultato, il  punteggio, che si ottiene da un test standardizzato volto a misurare l’intelligenza.

I primi test vennero impostati da Binet, psicologo francese, nel 1905, con lo scopo di identificare gli studenti che avevano bisogno di aiuto e supporto in ambito scolatistico e fornire, di conseguenza, un aiuto personalizzato.

Questo test è stato più volte modificato. Simon, collaboratore di Binet, cambiò la scala di valutazione, arrivando ad un test che misurava l’età mentale del bambino, in modo tale per cui un bambino di 7 anni che risolvesse i problemi che in media risolvevano i bambini di 7 anni, ottenesse un punteggio di 7.

Il primo test di intelligenza della storia

Nel 1939 Wechlser pubblicò il primo test di intelligenza per adulti, introducendo la scala WISC (Wechsler Adult Intelligence Scale) poi affiancata dalla WISC (ovvero l’adattamento della scala Wechsler per bambini). Si tratta delle basi dei test moderni che si sviluppano su una una serie di domande a scelta multipla e che devono essere svolte in un tempo prefissato.

Il risultato tiene dunque conto sia del tempo impiegato, che del numero delle risposte corrette, che vengono poi paragonati alle risposte medie della media della popolazione. Questo indice si calcola facendo il rapporto tra l’età mentale e l’età cronologica moltiplicato per cento, con questa formula: età mentale (risultata dal test)/Età cronologica x 100. Il valore del QI è compreso tra 0 e 200, con un valore medio che si attesta attorno al 100. Si è di fronte a un QI superiore alla media con valori che superano il punteggio di 140.

 

Ma si può davvero misurare l’intelligenza?

Per rispondere a questa domanda c’è innanzitutto da considerare che il risultato del test paragona l’intelligenza di una persona alla media della popolazione di riferimento. Inoltre, i risultati che si ottengono possono non tener conto degli aspetti emotivi che producono i risultati stessi.

Esistono inoltre detrattori dei test di intelligenza in quanto tali. Alcuni sostengono che esista un’interazione tra cognizione ed emozione, e che pertanto non si possa più solo parlare di intelligenza cognitiva. Essi concordano sul fatto che il QI sia una forma riduttiva della misurazione dell’intelligenza, dal momento che non tiene conto di altre “forme” di intelligenza. Ovvero quella musicale, spaziale, corporeo-cinetica, linguistica, interpersonale e intrapersonale.

In particolare, un approccio molto famoso all’intelligenza è quello offerto dallo psicologo Daniel Goleman, autore del famosissimo libro Intelligenza emotiva, del 1995.

 

Intelligenti si nasce o si diventa?

La scuola anglosassone attribuisce ai fattori genetici un’importanza determinante. Gli studiosi che seguono questo indirizzo hanno più volte dimostrato, attraverso studi, che i gemelli omozigoti avevano lo stesso QI, a differenza di quelli eterozigoti.

Tuttavia, molti scienziati supportano la teoria che, a fronte di una certa predisposizione, siano l’apprendimento, i fattori ambientali, i condizionamenti sociali che determinano l’intelligenza in ogni individuo.

 

Esiste una correlazione tra intelligenza e Public Speaking?

Come insegno all’interno dei miei corsi di comunicazione, in presenza e online, non esiste una sola forma di intelligenza.

Se da una parte il Test del QI ci dà la possibilità di riconoscere nostre competenze di intelligenza logico-matematiche, è anche vero che quando comunichiamo mettiamo in gioco competenze relazionali, emotive e di comprensione del contesto.

Esse prescindono da una valutazione prettamente logico-razionale. È per questo che quando parliamo in pubblico è importante saper mettere al servizio della nostra comunicazione più attitudini e competenze. Non soltanto le capacità che possono emergere da un test standardizzato.

 

© Parlarealmicrofono.it – Tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione anche parziale.

Tag: , , , , , , , , ,


Libri Parlare in pubblico

Se sei interessato ai temi del Public Speaking e della comunicazione sui media, ho da poco pubblicato la raccolta di tutti i miei libri. Si intitola "Enciclopedia del Public Speaking", ed è disponibile su Amazon.

Quali parole scegliere quando dobbiamo parlare in pubblico? Come favorire l'attenzione di chi ci ascolta? Come esprimere i nostri contenuti in maniera efficace? Come relazionarci meglio con lo stress che proviamo sul palco? Sono solo alcune domande a cui cerco di rispondere in maniera esaustiva in oltre 450 pagine.

"Enciclopedia del Public Speaking" è la raccolta dei miei primi cinque libri: "Crea immagini con le parole" (2013), "Il pubblico non è una mucca da contenuti" (2014), "Appunti di dizione" (2016), "Parlare al microfono" (2017) e "Parlare in pubblico con la mindfulness" (2019).

Enciclopedia del Public Speaking è disponibile su Amazon.





Copyright © Patrick Facciolo. Riservato ogni diritto e utilizzo. Monitoriamo costantemente la rete: il nostro team di legali interviene ogniqualvolta venga a conoscenza di copie e utilizzi non autorizzati dei contenuti.