Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Media e rischio imitazione: attenzione selettiva ed effetto Werther

Media e rischio imitazione: attenzione selettiva ed effetto Werther

In un post pubblicato alcuni mesi fa ci siamo occupati di come i processi di apprendimento che il nostro cervello mette in atto nel momento in cui ascolta un discorso si caratterizzano per gradi diversi di attenzione. In quell’occasione, abbiamo chiarito cosa si intende con effetto primacy ed effetto recency. Oggi ci occupiamo invece del fenomeno dell’attenzione selettiva e del cosiddetto “effetto Werther”. Un tema che ci porta direttamente a riflettere anche sui mass media e sulla selezione delle notizie.

L’attenzione selettiva: Colin Cherry e il fenomeno del cocktail party

Negli anni Cinquanta, il cognitivista inglese Colin Cherry iniziò a studiare quello che definì fenomeno del “cocktail party”: quando siamo sottoposti a una serie di stimoli contrastanti tra di loro – come appunto possono essere le numerose conversazioni che si svolgono contemporaneamente nel corso di un cocktail party – il nostro cervello è in grado di prestare attenzione ad una sola di queste conversazioni, ed esclude pertanto tutti gli altri elementi disturbanti.

I media e l’attenzione selettiva

I risultati degli studi di Cherry possono essere facilmente applicati anche alle notizie che ci vengono proposte dai mass media. La quantità di stimoli cognitivi che ci vengono quotidianamente proposti, inducono quasi naturalmente a selezionare solo quelli che risultano di maggiore interesse per noi, e a concentrare quindi la nostra attenzione solo su alcune notizie, tralasciandone altre. Un fenomeno, questo, che unito alla cospicua presenza di fatti di cronaca nera nei servizi proposti dai media, può indurre il cosiddetto effetto Werther.

L’effetto Werther

Negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione de I dolori del giovane Werther, in Germania e in tutti i Paesi nei quali il libro venne tradotto si assistette a una notevole serie di suicidi fra giovani che avevano letto l’opera di Goethe. Fu David Phillips, sociologo della University of California di San Diego, che nel 1974 per la prima volta fece riferimento a questo episodio, definendo “effetto Werther” i casi in cui la diffusione della notizia di un suicidio provoca una serie di altri suicidi fra coloro che hanno appreso la notizia stessa. Il fenomeno, meglio noto nella letteratura scientifica con il nome di “copycat effect”, ha storicamente un forte impatto negli Stati Uniti. A Los Angeles, ad esempio, ci fu un forte incremento del numero dei suicidi subito dopo la morte di Marylin Monroe.

Qual è il confine fra censura e prevenzione?

L’esistenza di un fenomeno di questo tipo porta naturalmente a riflettere sull’opportunità o meno di fornire notizie che potenzialmente possono spingere a reazioni così estreme. Se talora l’occultamento di casi di suicidio è tacciato di censura, tuttavia c’è chi sostiene che evitare di dare troppa pubblicità a notizie di questo genere possa rappresentare una sorta di “prevenzione sociale”, volta proprio ad evitare il dilagare del fenomeno.

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