Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Come parlare in pubblico: le metafore e il presente storico

Come parlare in pubblico: le metafore e il presente storico

Da anni vi racconto quanto è importante parlare in pubblico in modo chiaro, creando immagini con le parole e preferendo parole concrete, ad alto valore d’immagine, che si riferiscono a oggetti concreti della realtà.

Perché ve lo raccomando spesso? Perché più riusciamo a essere lineari nella nostra comunicazione, meno affaticheremo il nostro pubblico. E non si tratta solo dei livelli di scolarizzazione, e di quanto le persone hanno studiato e possono fare fatica a decodificare il nostro messaggio. Si tratta dello sforzo cognitivo e di attenzione che chiediamo a chi ci ascolta.

Usare le metafore nei discorsi in pubblico? Sì, ma con moderazione

Questo è anche il motivo per cui vi ho sempre raccomandato di fare attenzione alle metafore. Le metafore, benché siano anch’esse ad alto valore d’immagine, sono “un altro modo per dire le cose”: giusto alcuni giorni fa vi facevo l’esempio della frase “Fuori da questa sala piove, ma qui dentro splende il sole”, e vi facevo notare quanta attenzione e impegno cognitivo ci vogliono per capire il significato reale di questa frase, se non ci è chiaro il contesto.

Una volta d’accordo sul fatto che le metafore possono rendere talvolta meno immediata la nostra comunicazione, resta una domanda: ci può capitare di usare delle metafore difficili da decodificare, anche quando non ce ne rendiamo conto?

La risposta è sì, e una di queste situazioni si verifica quando in un discorso in pubblico utilizziamo il “presente storico”.

Che cos’è il presente storico?

Il presente storico è un tempo verbale che utilizziamo al presente all’interno di una frase, quando in realtà ci stiamo riferendo al passato. Facciamo un esempio concreto di una frase che potremmo dire usando il presente storico. Cominciamo dicendo:

Eravamo nel 1980. Lui arriva lì, e a un certo punto comincia a parlare alle persone. A questo punto arriva sua moglie e gli dice che deve tornare a casa perché c’è un’urgenza, poi lui torna a casa e quel punto telefona per scusarsi di essere andato via subito”.

Ora, potete facilmente notare come possa diventare difficile orientarsi tra il passato (il tempo reale in cui è ambientata la nostra narrazione), e il tempo che il relatore sceglie effettivamente di usare.

Immaginatevi per esempio se dicessimo una frase del genere durante una conferenza, e a un certo punto entrasse in sala  una persona che non ha assistito alla premessa: farebbe probabilmente fatica a ricollocare le parole nel contesto giusto.

Il presente storico è una metafora del passato

Ecco, se ci pensiamo bene, che cos’è il presente storico se non una metafora del tempo verbale reale in cui è ambientata la nostra narrazione? Noi stiamo parlando del passato, ma abbiamo scelto di usare il presente.

Cioè stiamo ancora una volta “metà – phorèin“, come si direbbe in greco antico, cioè stiamo “portando oltre” le nostre parole. Stiamo usando un altro modo per veicolare un racconto, che sarebbe molto più facile da capire se lo esprimessimo nel suo tempo verbale corretto.

Ecco, questo esempio del presente storico ci fa capire ancora una volta come la direzione del comunicatore dovrebbe essere quella della linearità della sua comunicazione, dei concetti e dei racconti che fa.

La metafora può essere bella, affascinante, alta, colta, elevata, ma dobbiamo ricordarci sempre che richiede uno sforzo in più per il nostro ascoltatore.

Usare dei tempi verbali diversi da quelli a cui ci riferiamo realmente, è un esempio di metafora, e credo sia importante farci attenzione quando prepariamo i nostri discorsi in pubblico.

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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