Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Parlare in pubblico con la mascherina: come cambia il linguaggio non verbale

Parlare in pubblico con la mascherina: come cambia il linguaggio non verbale

In questi giorni, e probabilmente ancora di più nelle prossime settimane e mesi, sarà sempre più indicato e necessario l’utilizzo delle mascherine nella vita quotidiana e in molti contesti aziendali e professionali.

Come cambieranno la nostra espressività e la nostra efficacia comunicativa nel momento in cui dovremo fare un discorso in pubblico per la nostra azienda, sul lavoro, in un contesto ampio, e indosseremo una mascherina? Come cambierà la nostra capacità di esprimere le emozioni, se una parte del nostro viso sarà coperta? E come cambierà la resa della nostra voce al microfono?

Come cambia la voce quando parliamo con la mascherina

Cominciamo con gli aspetti paraverbali, quelli cioè che riguardano la voce: qual è l’impatto acustico dell’utilizzo della mascherina? Come si sentirà la nostra voce “filtrata” da questo dispositivo di protezione individuale? E quale sarà la resa al microfono?

Nel video che trovi qui sopra ho fatto alcune prove pratiche, con diversi tipi di microfono che si usano solitamente nel Public Speaking: con un microfono ad archetto, con un microfono lavalier (di quelli che si attaccano alla giacca), e con un microfono tradizionale, anche detto “gelato”.

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Come affrontare l’imbarazzo della webcam: 3 spunti di consapevolezza

Come affrontare l’imbarazzo della webcam: 3 spunti di consapevolezza

“Affrontare l’imbarazzo”, senza scacciarlo

Come affrontare l’imbarazzo della webcam: se un po’ mi conoscete sapete che in questi casi non amo il verbo “scacciare”, “risolvere” o “allontanare”. Questo perché se l’imbarazzo c’è, è qualcosa che evidentemente aveva ragione di emergere in un dato momento, e non sempre dobbiamo spazzare via tutto così di fretta, ammesso che poi si possa davvero farlo poi con tutta questa semplicità.

Cominciamo col raccontare che non è la webcam a crearci imbarazzo, ma che siamo noi a provare imbarazzo rispetto alla webcam: questa è una sfumatura da sottolineare molte volte in cui parliamo di stress. In generale, possiamo dire che la webcam è uno stressor neutro, cioè non è la webcam di per sé che ci stressa, ma siamo noi a valutare questa esperienza come eccedente le nostre risorse.

Questo è un tema molto importante, perché se capiamo che non è la webcam in sé il problema, ma il fatto che è la richiesta dell’ambiente a eccedere le nostre risorse attuali, sappiamo che possiamo lavorare su quest’area per migliorare il nostro rapporto con questa esperienza.

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Auguri alla mia idea più preziosa: Parlarealmicrofono.it compie 10 anni

Auguri alla mia idea più preziosa: Parlarealmicrofono.it compie 10 anni


Oggi l’idea più importante della mia vita compie 10 anni.
Quel giorno, il 17 aprile 2010, pensavo che oltre a fare radio avrei voluto tenere dei corsi di comunicazione, e che avrei avuto bisogno di un sito per poterlo raccontare. Dieci anni fa esatti ho dato un nome a quel progetto, che si chiama ancora oggi “Parlare al microfono”, e ne ho registrato il dominio.

Oggi, dopo 10 anni di corsi prevalentemente in aula, ho tenuto una lezione online per centinaia di professionisti del settore medico, collegati in diretta con me da tutta Italia, grazie a persone che stimano il mio lavoro e hanno creduto in me per lo svolgimento di questo corso.

Non ero ovviamente in un’aula tradizionale, ma nella mia postazione video, con computer, luci, telecamera, virtual set e microfoni. Una lezione a tutti gli effetti, ma in diretta web.

È una nuova frontiera del mio lavoro che sta cambiando, giorno dopo giorno. Resta immutata la mia intenzione originaria: dare una mano alle persone, ai professionisti, alle aziende, perché possano migliorare la loro comunicazione.

Oggi faccio gli auguri alla mia idea più preziosa, e ringrazio me stesso per averci visto lontano. Grazie anche a chi in questi dieci anni c’è stato, in aula, di persona, a distanza, e a chi ancora oggi dimostra di avere tanta fiducia in me.

Patrick Facciolo
Dottore in tecniche psicologiche
Giornalista radiotelevisivo

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Il discorso di Giuseppe Conte e il governo che “non lavora col favore delle tenebre”

Il discorso di Giuseppe Conte e il governo che “non lavora col favore delle tenebre”

“Questo governo non lavora col favore delle tenebre”. Molti giornali stanno parlando di questa frase pronunciata da Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di ieri sera. Ed è una frase che secondo me ha un problema: è difficile da capire.

Leggiamo l’intero passaggio del suo intervento:

“Questo governo non lavora col favore delle tenebre, questo governo guarda in faccia gli italiani e parla con chiarezza. Se ha qualche proposta da portare, la porta chiaramente guardando negli occhi gli italiani.”

Come possiamo facilmente notare, si tratta di due distinte metafore in due frasi ravvicinate. La prima riguarda “il favore delle tenebre”, la seconda il “guardare negli occhi gli italiani”.

Facciamo attenzione alle parole: un governo non può “guardare in faccia” gli italiani, semplicemente perché un governo (che è un’entità astratta) non può compiere l’azione di “guardare in faccia”. Semmai sono i singoli ministri, le persone che fanno parte del governo a parlare agli italiani, non a “guardarle in faccia”. I ministri possono parlare davanti a una telecamera, fare conferenze stampa, ma nella realtà non possono “guardare in faccia gli italiani”. Possono farlo figurativamente appunto, ma non nella realtà.

Sembra una sfumatura linguistica, ma per l’ascoltatore il passaggio “il governo guarda in faccia gli italiani”, può risultare irrealistica, perché contiene elementi che non fanno parte della realtà che per davvero lo circonda.

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