Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Paura di arrossire in pubblico: si può superare? Gli altri se ne accorgono?

Perché diventiamo rossi in viso?

Perché quando parliamo in pubblico certe volte diventiamo rossi? Davvero chi ci guarda se ne accorge sempre? E anche se fosse: siamo certi che arrossire venga considerato un aspetto negativo?

Lo dice già la parola stessa: il Sistema Nervoso Autonomo (SNA), che coordina molti meccanismi involontari del nostro corpo, svolge le sue attività in autonomia rispetto alle nostre intenzioni.

Il meccanismo, semplificando molto, funziona così: nel corpo viene rilasciato l’ormone dell’adrenalina, che provoca l’accelerazione del battito cardiaco e la dilatazione dei vasi sanguigni – ricordiamo che il nostro viso ha moltissimi capillari – aumenta il flusso di sangue nel viso, e aumentando il flusso di sangue compare l’arrossamento (e talvolta può aumentare anche la sensazione di calore che proviamo in quell’area).

 

Se divento rosso in pubblico, le persone si accorgeranno del mio imbarazzo?

Vorrei soffermarmi proprio su questo, e fare una riflessione di tipo psicologico: cioè sulla differenza tra ciò che percepiamo e ciò che percepiscono le persone che ci osservano.

Già diversi mesi fa avevo fatto un video sul cosiddetto effetto spotlight. In psicologia sociale si parla di effetto spotlight quando siamo di fronte alla nostra tendenza a sopravvalutare l’attenzione che danno gli altri a nostri particolari comportamenti o caratteristiche. Si tratta di una tendenza che è stata dimostrata attraverso diversi studi.

Sono simili le conclusioni di un altro studio, che è quello sull’illusione di trasparenza, a cui ho dedicato un secondo video. Si tratta della tendenza a considerare trasparenti agli altri le nostre emozioni. Talvolta tendiamo a sopravvalutare la capacità degli altri di capire le nostre emozioni, semplicemente guardandoci.

La sintesi direi che è interessante anche sul tema del rossore in viso. Il fatto che io sia consapevole che talvolta arrossisco in pubblico, e che avverta una sensazione di calore, non significa necessariamente che gli altri lo stiano avvertendo. E anche se fosse, non è detto che ne scaturisca per forza un giudizio negativo, o comunque un giudizio.

Esiste uno studio olandese di alcuni anni fa che dimostra come le persone in alcuni contesti provino più simpatia e fiducia per chi arrossisce, rispetto a chi non lo fa. Pertanto direi che la reazione del pubblico a questo fenomeno non è per niente scontata, e non possiamo prevederla a priori.

 

Il fatto di arrossire può compromettere, da solo, una presentazione in pubblico?

Ricordiamoci sempre che un discorso in pubblico è fatto dall’insieme delle circostanze che si verificano, quindi non soltanto dal cosiddetto linguaggio non verbale. Il successo di un discorso è dato anche da quello che stiamo dicendo, dalle parole che stiamo usando, da come moduliamo la voce e da come ci relazioniamo con il pubblico.

Non è affatto scontato che quell’unico aspetto su cui certe volte concentriamo l’attenzione (in questo caso il fatto di diventare rossi) diventi per forza un indicatore significativo per il nostro pubblico.

 

Un approccio mindful su questo tema

C’è poi un altro aspetto su cui vorrei portare la vostra attenzione, ed è un tema di cui ho parlato molto anche nel mio libro del 2019 “Parlare in pubblico con la mindfulness. Gestire meglio lo stress da palco con la meditazione e le risorse del linguaggio”, che è disponibile su Amazon.

Il tema riguarda proprio le situazioni in cui ci opponiamo alle sensazioni che proviamo, cioè quando vorremmo modificare qualcosa che avviene spontaneamente nel nostro corpo, semplicemente con la nostra forza di volontà. Ora, quando affrontiamo delle situazioni di stress (ma più in generale quando parliamo di mindfulness, di consapevolezza), cerchiamo di riconoscere in questo tre elementi importanti, che sono i pensieri, le emozioni e le sensazioni fisiche.

Possiamo renderci conto facilmente che non è semplicemente dicendo a noi stessi “non provare questa emozione”, “non provare questa sensazione”, “non pensare a questa cosa”, che automaticamente risolviamo la questione.

Anzi, per assurdo, forzarci a non provare qualcosa può generare in noi una riduzione del nostro senso di autoefficacia percepito. Questo perché ci accorgiamo che anche se vogliamo scacciare quel particolare pensiero che non ci piace, o quella sensazione fisica, questa cosa non avviene secondo la nostra volontà. Ed è a quel punto che rischiamo di accentuare di più lo stress che proviamo.

 

Tre aspetti su cui riflettere

Nel video di oggi vi voglio lasciare tre messaggi:

1. Arrossire è un processo indipendente dalla nostra volontà, attivato dal Sistema Nervoso Autonomo.

2. In quanto processo autonomo, il rossore non può essere scacciato intenzionalmente, ma possiamo imparare a relazionarci meglio con questa esperienza.

3. Non è affatto detto che il pubblico si accorga del nostro rossore, e non è detto che – anche accorgendosene – si faccia un’opinione negativa di noi e del nostro discorso.

Imparare a riconoscere questi processi può essere la base di un percorso di consapevolezza che riguarda i temi del Public Speaking a livello professionale. E credo ci possa dare una mano ad affrontare le nostre presentazioni con un po’ più di serenità.

 

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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