Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Le tecniche di comunicazione di Francesca Fagnani a Belve

Quali sono le tecniche di comunicazione che utilizza la giornalista Francesca Fagnani a Belve, il programma televisivo di Rai 2?

In questo video cerco di rispondere a questa domanda, sottolineando gli aspetti legati alla prossemica del linguaggio, all’uso delle interiezioni, e alla definizione di Arthur Schopenhauer di “argomento ad hominem”.

 

L’utilizzo del “Lei” e la prossemica linguistica

Iniziamo questa analisi guardando un breve estratto di un’intervista condotta da Francesca Fagnani.

Antonella Elia: “Ciao Francesca, ci diamo del tu?”
Francesca Fagnani: “Che belva si sente? Io do del lei”.

Se siamo convinti che per mantenere la distanza sociale dagli individui sia sufficiente la distanza di un metro, come ci ha insegnato la pandemia, dobbiamo ricrederci: anche il linguaggio può fare la sua parte. Se ci pensiamo bene, l’uso del “lei” rappresenta una sorta di prossemica linguistica.

Attraverso il linguaggio, infatti, io descrivo il livello di confidenza, di vicinanza e di distanza dal mio interlocutore. Allo stesso tempo utilizzare il “lei” mi permette di non colludere con l’interlocutore: mantengo le distanze, mi esprimo usando la terza persona e sono libero di dire tutto quello che penso.

 

L’argomento ad hominem secondo Arthur Schopenhauer

Durante un’altra intervista Francesca Fagnani si rivolge così a Donatella Rettore:

Lei ha detto: “Le icone stanno sul computer, piuttosto chiamatemi leggenda”. Icone era poco.

Potremmo affermare che “Lei ha detto” è la formula magica del programma Belve. Questa frase infatti ricorre tantissime volte all’interno della trasmissione, e di fatto è la sua struttura portante. In questo modo l’interlocutore viene messo di fronte a un’affermazione che ha fatto nel passato e gli viene chiesto di ricommentarla, molto spesso smentendola.

Arthur Schopenhauer, all’interno del suo trattato “L’arte di ottenere ragione”, scriveva:

Argomento ad hominem: di fronte a un’affermazione dell’avversario dobbiamo cercare se per caso essa non sia in qualche modo, all’occorrenza anche solo apparentemente, in contraddizione con qualcosa che egli ha detto o ammesso in precedenza”.

 

Le interiezioni

Come forse avrete notato, Francesca Fagnani utilizza spesso le interiezioni, cioè quei suoni molto brevi che servono per “esprimere emozioni o stati soggettivi del parlante” (definizione da Treccani.it).

Vediamo un esempio tratto da un’intervista a Ilary Blasi.

Ilary Blasi: “No, non ci credo, mi sembra strano”.
Francesca Fagnani: Era lei eh, ve le dimenticate sempre le cose”.
Ilary Blasi: “No, mi sembra strano perché anzi, io ho sempre dichiarato che non solo mi sarebbe piaciuto condurlo, ma avrei fatto anche il provino per partecipare”.
Francesca Fagnani: “Mmh”.

Qual è l’effetto che possono produrre le interiezioni? Quello di farci capire che il nostro interlocutore ha un’opinione su quel particolare argomento, eppure la tiene celata. Non ce la svela attraverso le parole, ma ce la fa soltanto intendere con un suono.

 

Domande e risposte normative

Infine, l’ultima caratteristica che possiamo individuare all’interno del programma Belve è che non sono ammesse le domande normative, cioè le domande per come di solito andrebbero poste in tv. Allo stesso modo non c’è spazio neanche per le risposte normative, quelle che andrebbero normalmente date in tv.

Anche questo è un aspetto che rende unica nel suo genere questa trasmissione.

 

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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