Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Semplificare il linguaggio: il sogno si allontana

Semplificare il linguaggio: il sogno si allontana

Fa discutere la cancellazione della norma che obbligava gli addetti della Pubblica Amministrazione ad adottare un linguaggio chiaro.

Burocratese: un termine che fin da subito evoca grigi funzionari intenti a scrivere in un italiano improbabile e incomprensibile. Ma qual è l’origine del termine? E cosa significa la decisione di abrogare la norma di legge che obbligava i funzionari della Pubblica Amministrazione ad “adottare un linguaggio chiaro e comprensibile”?

Calvino, Bassanini e la lotta al burocratese

In un famoso articolo scritto nel 1965, Italo Calvino mostra con prosa tagliente come cambia il resoconto di un fatto dal momento in cui viene raccontato da una persona comune a quando viene verbalizzato da un funzionario pubblico, nel caso specifico un agente di polizia. Il racconto, semplice e banale, si traduce in un testo lungo, ricco di termini arcaici e poco comprensibili. Calvino non usa il termine “burocratese”, ma l’articolo, pubblicato per la prima volta su Il Giorno del 3 febbraio 1965, è intitolato “L’antilingua” e, dopo aver raccontato l’episodio del funzionario di polizia, sottolinea: «Ogni giorno, soprattutto da cent’anni a questa parte, per un processo ormai automatico, centinaia di migliaia di nostri concittadini traducono mentalmente con la velocità di macchine elettroniche la lingua italiana in un’antilingua inesistente. Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli d’amministrazione, redazioni di giornali e di telegiornali scrivono parlano pensano nell’antilingua». Più di trent’anni dopo, Franco Bassanini, allora Ministro per la Funzione Pubblica, decideva di mettere al bando il burocratese tanto odiato da Calvino, imponendo a tutti i funzionari della Pubblica Amministrazione di utilizzare un linguaggio quanto più possibile chiaro e comprensibile a tutti. La norma, contenuta nel Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 aprile 2001, fu accolta da tutti con favore: finalmente anche i documenti tradizionalmente più oscuri si sarebbero dovuti redigere in un linguaggio più semplice, in grado di essere compreso da tutti i cittadini. Ma com’è andata veramente? E come mai questa norma di buon senso è stata abolita? Chi ha preso questa decisione?

Storia di un obbligo disatteso

L’obbligo di “parlar chiaro”, se così si può dire, era stato al centro dell’attenzione dei media sia prima sia dopo la sua entrata in vigore. Grandi promesse erano state fatte allora: dalla predisposizione di “moduli di chiarezza” fino all’istituzione di un gruppo di esperti da consultare in caso di dubbi componendo un numero di telefono. E tuttavia, nulla di così rivoluzionario si verificò negli anni successivi, durante i quali l’utilizzo del burocratese continuò a prosperare. A dodici anni di distanza, la pietra tombale sull’obbligo di chiarezza è stata posta con l’entrata in vigore lo scorso 19 giugno del nuovo Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, voluto da Filippo Patroni Griffi, ex Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione del governo Monti e, ora, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Letta. Nel nuovo codice, si parla – come nel testo precedente – dei rapporti con il pubblico, precisando che il dipendente pubblico «nel rispondere alla corrispondenza, a chiamate telefoniche e ai messaggi di posta elettronica, opera nella maniera più completa e accurata possibile». Nel nuovo testo, tuttavia, non si fa nessun riferimento alla chiarezza e alla comprensibilità, come sottolineato da numerosi quotidiani in questi giorni.

Le contromisure della rete

Una buona notizia però c’è: in rete è appena nato un nuovo strumento per aiutare i cittadini a decifrare il burocratese. Si tratta de L’Antiburocratese, una nuova rubrica inaugurata dall’Osservatorio della Lingua, diretto da Massimo Arcangeli della casa editrice Zanichelli. Il progetto nasce proprio per spiegare i termini più complessi del linguaggio burocratico italiano: all’indirizzo dizionari.zanichelli.it/antiburocratese si possono ricercare le parole più difficili da comprendere e vederne spiegato in maniera chiara e concisa il significato.

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