Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Qual è il titolo di studio necessario per lavorare in radio?

Qual è il titolo di studio necessario per lavorare in radio?

Una delle domande più frequenti che mi viene fatta durante i corsi di conduzione radiofonica riguarda il titolo di studio giusto per lavorare in radio. Come spesso accade quando si parla di comunicazione radiotelevisiva, non esiste una sola risposta possibile, e in ogni caso le esigenze sono diverse a seconda del tipo di emittente e della mansione da svolgere. Analizziamone alcune.

Lo speaker radiofonico

La risposta più provocatoria e verosimile da dare alla nostra domanda, nel caso dello speaker, è questa: aver frequentato le scuole elementari, fatte bene però. Il motivo di questa affermazione apparentemente paradossale sta nella necessità che lo speaker parli l’italiano in modo grammaticalmente corretto, e usando un registro linguistico medio (ci siamo già occupati di questo argomento nel post “Cosa sono i registri linguistici? Qual è il migliore per parlare in pubblico e sui media?“). Il valore aggiunto dello speaker radiofonico, infatti, non consiste per forza nel titolo di studio che possiede (che anzi in alcuni casi può essere una difficoltà: si pensi al laureato che usa abitualmente un registro lingusitico cd. aulico/solenne, e che farà molta fatica a semplificare la sua comunicazione e a risultare efficace usando delle parole semplici), bensì sulla sua capacità di sintesi, di coinvolgimento del pubblico e sulla cultura generale (è poco importante che sia appresa a scuola o acquisita grazie ai suoi interessi personali).

Guarda il mio video: “Che titolo di studio serve per fare comunicazione?”

Il giornalista radiofonico

Qui il discorso si fa diverso: oltre ai requisiti che servono per diventare giornalisti (si legga su questo il post: “Come si diventa giornalisti?“) sono molto importanti gli studi seguiti, le competenze culturali sviluppate negli anni, l’attenzione verso il mondo dell’attualità e alcune caratteristiche di tipo tecnico (ad es. uso corretto della dizione), non sempre indispensabili invece quando si fa intrattenimento. Questo perché nel giornalista radiofonico la formazione tecnica da speaker prevale sulla soggettività della conduzione, che invece è molto accentuata quando si presentano programmi con un’impostazione più leggera e divertente.

Il programmatore musicale

La risposta in questo caso è abbastanza scontata: oltre all’abilità informatica che serve per fare questa mansione e usare le applicazioni del caso, è necessaria un’ottima competenza musicale. Il programmatore musicale deve anche saper prendere le distanze dai propri gusti personali, e seguire con attenzione le indicazioni editoriali che gli vengono date per realizzare le scalette dei programmi radiofonici.

Il regista radiofonico

Anche qui la risposta sembrerà paradossale, ma in moltissime radio la professione del regista radiofonico viene svolta direttamente dallo speaker, questo anche grazie alla semplificazione dei software di automazione radiofonica, che permettono di gestire la diretta in modo praticamente autonomo. Spesso la formazione all’utilizzo del mixer e degli strumenti della diretta avviene direttamente nella radio in cui si lavora; raccontiamo questo anche per sfatare il luogo comune secondo cui soltanto i fonici che abbiano seguito un determinato percorso di studi o conseguito diplomi specialistici possono accedere a questo mestiere: in molti casi non è così. Esistono in ogni caso diverse realtà (ad esempio i network nazionali, o più in generale in tutte quelle radio in cui ci sia l’esigenza di un programma particolarmente elaborato), in cui il regista svolge soltanto il mestiere del regista, e lo speaker soltanto quello dello speaker.

In conclusione: quale curriculum per presentarsi in una radio?

Il curriculum di uno speaker radiofonico è molto diverso da quello che presentiamo di solito quando ci candidiamo a una posizione qualsiasi all’interno di un’azienda. Questo succede proprio perché i titoli di studio non sono la caratteristica principale che viene presa in considerazione, e poi perché conta molto di più quello che si sa fare “qui e ora” davanti al microfono, rispetto a quanto si possa scrivere su un pezzo di carta. Ciò non significa che vadano trascurati i titoli di studio che si hanno e gli eventuali corsi frequentati, ma che è molto importante affiancare a un c.v. cartaceo un demo radiofonico breve ed efficace, per convincere il selezionatore di avere davanti prima di tutto un bravo speaker (magari con il dono della sintesi, molto apprezzato in comunicazione!), e solo secondariamente il candidato a un posto di lavoro.

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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