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Come strutturare un messaggio efficace? Il modello A.I.D.A.

Come strutturare un messaggio efficace? Il modello A.I.D.A.

Tutti noi, almeno una volta, siamo stati conquistati da una pubblicità particolarmente efficace. Oppure da un testo di grande impatto o da un visual indimenticabile. Ma qual è una tecnica per realizzare una pubblicità efficace per coinvolgere i consumatori su un prodotto o servizio?

Il modello A.I.D.A. è uno dei primi modelli teorici che sono stati elaborati per capire in che modo la comunicazione può impattare sulle scelte dei consumatori.

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Quanti tipi di radio esistono in Italia? La classificazione di Astorri

Quanti tipi di radio esistono in Italia? La classificazione di Astorri

Le radio commerciali sono nate in Italia oltre 35 anni fa e hanno vissuto, subito e generato parecchi cambiamenti. Inizialmente, pensando ad una classficazione, si faceva semplicemente  distinzione tra emittenti nazionali ed emittenti locali. L’avvento di internet ha però, ovviamente, reso inapplicabile questa suddivisione, dato che anche le radio locali possono paradossalmente diventare addirittura internazionali. Da un altro punto di vista si è parlato di radio generaliste, ovvero radio  con programmi e contenuti diversi tra loro, e radio tematiche.

Perché classificare le radio?

Segmentare le radio ha diverse utilità. Da un lato consente di conoscere le varie soluzioni editoriali che caratterizzano le radio stesse. Dall’altro, diventa un riferimento per gli investitori pubblicitari che, ben raramente, hanno tempo e strumenti per analizzare nel dettaglio le caratteristiche di tutte le radio e dei singoli programmi. Tuttavia conoscere il target è comunque fondamentale per poter effettuare il miglior “abbinamento” prodotto e ascoltatore.

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Che differenza c’è tra uno speaker, un conduttore radiofonico e un doppiatore?

Che differenza c’è tra uno speaker, un conduttore radiofonico e un doppiatore?

Una delle domande più frequenti a cui capita di rispondere durante i corsi di dizione e speakeraggio riguarda la differenza tra tre figure professionali molto ambite: lo speaker, il conduttore radiofonico e il doppiatore. Facciamo un po’ d’ordine: sebbene tra le attività esistano senz’altro alcuni punti di contatto, è importante cercare di proporre un’ulteriore differenziazione nell’ambito di queste professioni. Schematizzando, esistono:

  • Voice over talent (Speaker per audioproduzioni/fuori campo: documentari, filmati industriali, siti web, etc.)
  • Speaker/doppiatori pubblicitari (Specializzati nella realizzazione di audio per la pubblicità)
  • Speaker radiofonici (Specializzati nella conduzione di programmi radiofonici)
  • Public Speaker (Specializzati nella comunicazione in pubblico)
  • Doppiatori (Specializzati nel dubbing di produzioni cinematografiche/serie tv/cartoni animati)

Come dicevamo prima, e come abbastanza evidente, esistono senz’altro tratti in comune tra tutte queste mansioni, eppure le competenze che portano i professionisti ad occuparsi di ciascuno di questi ambiti sono molto diverse tra loro. Analizziamole.

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Qual è il titolo di studio necessario per lavorare in radio?

Qual è il titolo di studio necessario per lavorare in radio?

Una delle domande più frequenti che mi viene fatta durante i corsi di conduzione radiofonica riguarda il titolo di studio giusto per lavorare in radio. Come spesso accade quando si parla di comunicazione radiotelevisiva, non esiste una sola risposta possibile, e in ogni caso le esigenze sono diverse a seconda del tipo di emittente e della mansione da svolgere. Analizziamone alcune.

Lo speaker radiofonico

La risposta più provocatoria e verosimile da dare alla nostra domanda, nel caso dello speaker, è questa: aver frequentato le scuole elementari, fatte bene però. Il motivo di questa affermazione apparentemente paradossale sta nella necessità che lo speaker parli l’italiano in modo grammaticalmente corretto, e usando un registro linguistico medio (ci siamo già occupati di questo argomento nel post “Cosa sono i registri linguistici? Qual è il migliore per parlare in pubblico e sui media?“). Il valore aggiunto dello speaker radiofonico, infatti, non consiste per forza nel titolo di studio che possiede (che anzi in alcuni casi può essere una difficoltà: si pensi al laureato che usa abitualmente un registro lingusitico cd. aulico/solenne, e che farà molta fatica a semplificare la sua comunicazione e a risultare efficace usando delle parole semplici), bensì sulla sua capacità di sintesi, di coinvolgimento del pubblico e sulla cultura generale (è poco importante che sia appresa a scuola o acquisita grazie ai suoi interessi personali).

Guarda il mio video: “Che titolo di studio serve per fare comunicazione?”

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