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Come affrontare l’imbarazzo della webcam: 3 spunti di consapevolezza

Come affrontare l’imbarazzo della webcam: 3 spunti di consapevolezza

“Affrontare l’imbarazzo”, senza scacciarlo

Come affrontare l’imbarazzo della webcam: se un po’ mi conoscete sapete che in questi casi non amo il verbo “scacciare”, “risolvere” o “allontanare”. Questo perché se l’imbarazzo c’è, è qualcosa che evidentemente aveva ragione di emergere in un dato momento, e non sempre dobbiamo spazzare via tutto così di fretta, ammesso che poi si possa davvero farlo poi con tutta questa semplicità.

Cominciamo col raccontare che non è la webcam a crearci imbarazzo, ma che siamo noi a provare imbarazzo rispetto alla webcam: questa è una sfumatura da sottolineare molte volte in cui parliamo di stress. In generale, possiamo dire che la webcam è uno stressor neutro, cioè non è la webcam di per sé che ci stressa, ma siamo noi a valutare questa esperienza come eccedente le nostre risorse.

Questo è un tema molto importante, perché se capiamo che non è la webcam in sé il problema, ma il fatto che è la richiesta dell’ambiente a eccedere le nostre risorse attuali, sappiamo che possiamo lavorare su quest’area per migliorare il nostro rapporto con questa esperienza.

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Parlare in pubblico: come comunica Giorgia Meloni

Parlare in pubblico: come comunica Giorgia Meloni

La settimana scorsa, il 19 ottobre, si è svolta a Roma in Piazza San Giovanni la manifestazione della Lega, a cui hanno partecipato i leader del centrodestra, tra cui Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.

Diversi quotidiani hanno sottolineato un passaggio del suo discorso, relativo alla proposta di limitare per legge l’utilizzo del contante:

«Adesso hanno messo il tetto al contante, e dobbiamo pagare col bancomat. Fra un po’ andremo al bancomat a prelevare i nostri soldi, e il bancomat ci chiederà: “Perché vuoi 100 Euro, che ci devi fare?”. Ma fatti gli affari tuoi “che ci devo fare”, sono soldi miei, guardone!»

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Paura di parlare in pubblico: dobbiamo per forza superarla?

Paura di parlare in pubblico: dobbiamo per forza superarla?

Sabato sera ho avuto il piacere di presentare il mio libro, “Parlare in pubblico con la mindfulness. Gestire meglio lo stress da palco con la meditazione e le risorse del linguaggio”, all’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, in provincia di Pisa.

Si tratta di un luogo molto importante per me, che mi ha ospitato molte volte come praticante durante i miei ritiri di meditazione, e per momenti di riflessione che in questi ultimi anni ho dedicato a me stesso, quando ho praticato la mindfulness in modo più intensivo.

È stato un momento doppiamente emozionante perché diverse pagine del mio libro, dedicato alla comunicazione efficace, sono nate proprio lì, mentre dedicavo del tempo a me stesso. E perché poter parlare di meditazione mindfulness e dei suoi effetti benefici in un luogo così importante, mi ha dato tanta energia.

In questo estratto dal mio intervento torno a occuparmi di Public Speaking, in particolare di paura di parlare in pubblico, e sottolineo ancora una volta che non è necessario doverci per forza “contrapporre” alle nostre emozioni, di “superare la paura di parlare in pubblico”, ma che una via ispirata a una maggiore consapevolezza del qui e ora potrebbe essere, più semplicemente, quella di imparare a “relazionarci” meglio con le nostre emozioni, senza per forza scacciarle.

La mindfulness (da non confondere con la meditazione trascendentale), attraverso l’esercizio della meditazione guidata, può insegnarci l’arte del “prestare attenzione”. È un tipo di meditazione che ci può insegnare a stare con ciò che accade nel momento presente, un aspetto molto utile anche per chi vuole imparare a comunicare efficacemente e parlare davanti a un pubblico. E che dal mio punto di vista può offrire dei benefici anche rispetto all’ ascolto attivo.

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“Mi sentite anche senza microfono?”. Anche no.

“Mi sentite anche senza microfono?”. Anche no.

Public Speaking: quando usare il microfono

Di frequente ci può capitare di assistere a conferenze in cui il relatore preferisce non usare il microfono per mille ragioni. In questa puntata faccio una serie di considerazioni su benefici e svantaggi di questa scelta, mettendo al centro, ancora una volta, il ruolo del pubblico.

Che si tratti di sale meeting, di aule di formazione più o meno grandi, tenere un discorso ben fatto, parlare davanti al pubblico in modo efficace, può essere anche il risultato di piccole scelte, tra cui quella di optare per il microfono, quello giusto tra i vari tipi di microfono. Ma prima di tutto scegliere di usare il microfono anziché rinunciare a farlo.

Una sola priorità: non affaticare il pubblico

Se è vero che i grandi oratori di un tempo riuscivano a parlare senza microfono, gli avanzamenti tecnologici di oggi ci permettono di essere più vicini al nostro pubblico anche attraverso l’audio, affaticando di meno i nostri ascoltatori. Parlare in pubblico senza microfono, al giorno d’oggi, significa rendere più difficoltosa l’esperienza dell’ascolto, per questo motivo consiglio sempre, quando possibile, di utilizzarlo.

L’importanza del microfono nelle riunioni di lavoro

Lo stesso discorso vale per quando dobbiamo gestire riunioni di lavoro. Partecipare alla riunione significa anche poter ascoltare ciò che ci sta dicendo chi parla, per questo motivo, anche in questo contesto, è importante collegare il microfono. Che si tratti di leggere l’ordine del giorno, o di riepilogare le decisioni prese, stiamo parlando di una scelta doverosa.

Ancora una volta, non si tratta di superare la paura di parlare in pubblico o di “forzare” le nostre emozioni, ma di imparare a relazionarci con uno strumento, il microfono, sempre più importante per comunicare efficacemente.

Buon ascolto!

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