Parlare in pubblico può significare anche difendere il nostro diritto a non esporci: di fronte alla richiesta “ti va di dire due parole al microfono?”, per esempio, abbiamo diritto di domandarci se lo vogliamo fare veramente, e poi decidere.
In questo senso, credo ci torni utile la distinzione che già molti anni fa faceva il sociologo Erving Goffman tra i concetti di “ribalta” e “retroscena”, e al motto dei filosofi epicurei “lathe biosas”, vivi nascostamente.
Perché sì, anche il public speaker può vivere nascostamente, fino al momento preciso in cui sarà lui stesso a decidere, intenzionalmente, di parlare in pubblico, e non soltanto su sollecitazione di un altro relatore.
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Dott. Patrick Facciolo

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