Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Come affrontare un colloquio di lavoro: i consigli del dottore in tecniche psicologiche

Come affrontare un colloquio di lavoro? Dalla lettera di presentazione al linguaggio del corpo, dal curriculum vitae ai punti di debolezza e di forza. Sono solo alcuni degli elementi base del colloquio, una delle situazioni che può metterti alla prova nel momento in cui stai cercando un nuovo posto di lavoro.

 

Superare i luoghi comuni su cosa dire ad un colloquio di lavoro

Sei lì in sala d’attesa, vestito elegante come solo per le occasioni importanti. Ti aprono la porta, ti fanno accomodare, e ti ritrovi davanti al selezionatore.

È a quel punto che ti tornano in mente tutte le domande più frequenti. Ti torna in mente quel consiglio, quel suggerimento: “Mi raccomando, quando fai un colloquio di lavoro, la stretta di mano dev’essere calorosa!”.

E ancora: “Devi fare una buona impressione, una buona prima impressione, è fondamentale! Devi essere efficace e valorizzare i tuoi punti di forza“.

E poi tutte quelle cose che hai sentito dire su come presentare te stesso, sulle capacità di problem solving, sul “dimmi un tuo pregio e un tuo difetto”. Ecco, in questo video cerco di ripercorrere situazioni del genere. Per sfatare alcuni luoghi comuni diffusi sui colloqui di lavoro.

Perché ancora una volta si tratta di Public Speaking, di arte di parlare in pubblico.

Ma siamo davvero sicuri che di fronte a un selezionatore sia così importante la forma? Prenditi del tempo per rispondere a questa domanda. Bene, se ti sei preso del tempo e ci hai pensato un attimo, la risposta potrebbe non essere così scontata.

Perché se è vero che gli aspetti paraverbali (tono e volume di voce) e non verbali (atteggiamenti, gesti, posture) hanno una loro importanza, in un colloquio di lavoro può fare la differenza ricordare che abbiamo a che fare con una relazione tra esseri umani.

 

Come vestirsi ad un colloquio di lavoro

Già, ma un conto è ricordarci che abbiamo a che fare con altri esseri umani, un conto è sentirci indecisi quando dobbiamo decidere effettivamente come presentarsi ad un colloquio di lavoro.

Ed è lì che anche le scelte di abbigliamento possono costituire dei dubbi. Me ne sono occupato un po’ di tempo fa nella puntata di un mio podcast, che ripropongo qui di seguito.

Come ho sintetizzato nella descrizione di quel podcast, potremmo dire che in un colloquio di lavoro gli abiti più indicati sono quelli più adeguati al contesto in cui ci troviamo. Più indosseremo abiti e accessori che “daranno nell’occhio”, maggiori saranno le probabilità che l’attenzione del/della selezionatore/selezionatrice possa concentrarsi su cosa indossiamo. Mentre magari non era nostra intenzione spostare l’attenzione su questi dettagli.

Per fare qualche esempio: accessori sgargianti, scelte di abbigliamento troppo formali in contesti informali. Così come scelte troppo informali in contesti più “istituzionali”, possono ancora una volta contribuire a spostare l’attenzione dal nostro messaggio all’abbigliamento.

 

Il colloquio di lavoro è una relazione tra esseri umani

Come dicevamo prima, il selezionatore/la selezionatrice sono prima di tutto esseri umani con cui instaurare una relazione. Ho parlato di questi aspetti in un lungo webinar intitolato “Perché non possiamo controllare le impressioni degli altri”. E non è detto che per forza credano/siano convinti dell’assoluta efficacia di una stretta di mano per selezionare un candidato.

Meglio un candidato che stringe “bene” la mano, o meglio un candidato che potrà svolgere bene la sua mansione? Magari relazionandosi in modo adeguato con i suoi colleghi nell’ambiente di lavoro? Ecco una variabile importante che potrebbe essere valutata nel colloquio di lavoro.

Ne parlo in questa intervista radiofonica, che ho rilasciato ad agosto 2019 a Radio Ticino.

 

 

Per concludere: come racconto nei miei corsi di Public Speaking, una buona risposta in un colloquio di lavoro non dev’essere per forza una risposta strategica, finalizzata a un obiettivo. Una buona risposta è una risposta allineata con le nostre reali competenze, e senza troppi infingimenti da manuale.

(aggiornato il 15 settembre 2019)

 

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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Quali parole scegliere quando dobbiamo parlare in pubblico? Come favorire l'attenzione di chi ci ascolta? Come esprimere i nostri contenuti in maniera efficace? Come relazionarci meglio con lo stress che proviamo sul palco? Sono solo alcune domande a cui cerco di rispondere in maniera esaustiva in oltre 450 pagine.

"Enciclopedia del Public Speaking" è la raccolta dei miei primi cinque libri: "Crea immagini con le parole" (2013), "Il pubblico non è una mucca da contenuti" (2014), "Appunti di dizione" (2016), "Parlare al microfono" (2017) e "Parlare in pubblico con la mindfulness" (2019).

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