Il mio blog: le tecniche per parlare in pubblico

Tecniche per parlare in pubblico: come presentarsi? Il segreto dell’understatement

 

Quante volte vi è capitato di assistere a una presentazione in pubblico, e di avere la sensazione che il relatore si stesse “parlando addosso“?

Alcuni public speaker (relatori) aprono il proprio interevento cominciando da biografia e successi professionali. Raccontano dettagli che spesso hanno poco a che fare con la finalità dell’incontro, e che nell’arco di pochi secondi danno noia. Ce n’è davvero bisogno?

 

Quando ci presentiamo è importante ricordarci del pubblico

Altra situazione frequente: l’oratore inizia la presentazione, espone i primi contenuti, e ogni occasione diventa buona per raccontare la sua storia lavorativa. Mediamente la descrizione si arricchisce di particolari ridondanti. Per esempio le sue amicizie con personaggi influenti nel suo panorama professionale, esperienze all’estero, etc.

Tutto diventa quindi riconducibile al proprio trascorso, senza nessun tipo di orientamento al pubblico e alle sua aspettative. Ce n’è davvero bisogno?

Terza situazione: l’oratore, dimostrando scarsa capacità di gestire l’aula, si altera appena sente un leggero brusio.

A quel punto si lascia andare a filippiche del tipo:

Se non siete interessati a quello che vi sto dicendo potete anche andarvene! Io faccio già questo lavoro da anni e sono molto soddisfatto della mia posizione. Non mi serve la vostra attenzione o approvazione per continuare!“.

 

Ce n’è davvero bisogno?

 

La presentazione del relatore in uno speech efficace

Nei corsi di Patrick Facciolo il docente tende a non presentarsi direttamente alla platea durante la lezione. E spesso non lo fa fino alla fine. Tende a usare l’aneddotica personale solo in una prospettiva di condivisione col pubblico. Perché?

Cominciamo da quella che ci piace definire presupposizione ellittica. Do per scontato che il corsista sappia già approssimativamente chi ha di fronte. Avendo acquistato il corso ha già assunto informazioni sommarie sul programma (ammesso che fosse quello a interessargli) e sul docente (potrebbe essersi iscritto prevalentemente per questo motivo).

In entrambi i casi ha già un numero di informazioni sufficiente per affidarsi all’offerta formativa. “Certo” – si potrebbe obiettare – “ma se la sessione formativa mi è imposta dalla mia azienda, e non mi interessano minimamente i contenuti, come faccio a sapere chi è il relatore e cosa fa nella vita?“.

Bene, la risposta sta già nella domanda: a un ascoltatore che si sente “costretto a seguire” un evento evidentemente potrebbe non interessare chi sia il relatore, perlomeno in una prima fase.

Eccessi autoreferenziali nell’introduzione del relatore:
qual è la soluzione?

La soluzione migliore che viene insegnata nei corsi di Patrick Facciolo riguarda l’elaborazione di una struttura narrativa dell’intervento. Essa può fare perno su tecniche quali l’ice-breaking (facendo attenzione a derive autoreferenziali, proprio per non entrare in contrasto con quello che ci siamo detti fino adesso), dell’anticipazione, del teaser, dell’AIDA, e – appunto – dell’understatement.

Si tratta di procedimenti di scrittura creativa del proprio intervento. Essi hanno come scopo proprio quello di coinvolgere l’uditorio, e di puntualizzare soltanto alla fine chi eravamo. In questa maniera, dando un’ulteriore prova del perché fossimo legittimati a occuparci di quello specifico tema.

Perché nei corsi di Patrick Facciolo si parla di understatement?
Come si applica in un discorso?

Possiamo definire la parola understatement come l’atteggiamento mirante ad attenuare l’importanza di qualcosa. In questo caso del nostro stesso background, del nostro passato professionale. Pensate cosa significa essere grandi conoscitori ed esperti di una tematica, e mettere il vostro uditorio nelle condizioni di non subire l’asimmetria di questa posizione.

L’understatement, nei corsi di Patrick Facciolo, si traduce in un assunto molto semplice: se siete dei grandi nel vostro settore e ne sapete tanto di qualcosa, non lo farete comunque pesare al prossimo.

L’effetto migliore che potrete ottenere? A fine lezione, un corsista si alza e dice all’altro: “Senti, ma chi era questo?” – “Boh, però è stato un figo! Ce l’hai il suo biglietto da visita?”.

 

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Dott. Patrick Facciolo

Mi occupo di Public Speaking perché per me è importante che le persone si sentano ascoltate. Realizzo corsi individuali, aziendali e di gruppo, in presenza in tutta Italia e online attraverso Zoom. Diplomato al liceo classico, laureato in Scienze e tecniche psicologiche, in Filosofia e in Scienze politiche, master universitario di primo livello in Counseling relazionale nei contesti scolastici, educativi e socio-sanitari, sono iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia in qualità di Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro. Da oltre quindici anni sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non amo la definizione di esperto di comunicazione e di esperto di Public Speaking, perché è una conquista da dimostrare sul campo, con le proprie competenze e i propri titoli. Apprezzo che mi venga detto, non lo sentirete dire da me. In questi anni ho pubblicato 9 libri, i più importanti dei quali sono “Crea immagini con le parole” (2013), “Parlare in pubblico con la mindfulness” (2019), e "Contro le metafore" (2022), disponibili su Amazon.
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Se sei interessato ai temi del Public Speaking e della comunicazione sui media, ho da poco pubblicato la raccolta di tutti i miei libri. Si intitola "Enciclopedia del Public Speaking", ed è disponibile su Amazon.

Quali parole scegliere quando dobbiamo parlare in pubblico? Come favorire l'attenzione di chi ci ascolta? Come esprimere i nostri contenuti in maniera efficace? Come relazionarci meglio con lo stress che proviamo sul palco? Sono solo alcune domande a cui cerco di rispondere in maniera esaustiva in oltre 450 pagine.

"Enciclopedia del Public Speaking" è la raccolta dei miei primi cinque libri: "Crea immagini con le parole" (2013), "Il pubblico non è una mucca da contenuti" (2014), "Appunti di dizione" (2016), "Parlare al microfono" (2017) e "Parlare in pubblico con la mindfulness" (2019).

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