Il discorso di Elly Schlein sul salario minimo e l’anafora negativa
La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein nel suo ultimo discorso in Parlamento sul salario minimo usa la figura retorica dell’anafora, ma la rende inefficace. Vediamo perché.
Con la formula ripetuta “Non nel nostro nome”, Elly Schlein utilizza una figura retorica particolare, chiamata anafora. Consiste nella ripetizione delle stesse parole all’inizio di ciascuna frase. Il caso più famoso, nella storia di questa figura retorica, è probabilmente quello di Martin Luther King, che nel suo famoso discorso del 1963 continuava a ripetere all’inizio di ogni frase: “I have a dream“, ho un sogno.
L’uso dell’anafora con negazione
Tuttavia, tra quest’ultima modalità di uso dell’anafora e quella di Elly Schlein c’è una sostanziale differenza. Nel caso di Schlein l’anafora è introdotta da una negazione: “Non in nostro nome state tradendo”. Sentite quanto è pesante da decodificare questa formula.
Come ascoltatore, devo capire che “non è nel loro nome che qualcun altro sta tradendo”. In questo caso, l’anafora, anziché diventare uno strumento di semplificazione che può creare anche un climax di crescente enfasi e attivazione emotiva, è come se “sgonfiasse” questo effetto.
È come se ci mettesse nelle condizioni di dover tradurre il messaggio. “Non il nostro nome state tradendo”: e io, come ascoltatore, devo decodificare il significato effettivo di quelle parole. In sintesi, un’occasione che Schlein ha cercato di utilizzare, ma che è riuscita soltanto a metà.
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