Il linguaggio del corpo di Trump con Putin in Alaska: tutti gli errori
Guardate questa scena incredibile: Donald Trump applaude Vladimir Putin al suo arrivo in Alaska, e il livello di sottomissione non verbale è talmente imbarazzante che la Casa Bianca deve rimuovere subito quelle immagini dai loro contenuti.
Poi arriva la stretta di mano: palm-up handshake, ovvero il palmo rivolto verso l’alto, in posizione di apparente sottomissione. Trump lo usa spesso come trappola, per poi compensare con il cosiddetto double-clasp, la doppia chiusura. Un po’ come con Ursula Von Der Leyen qualche giorno fa. Solo che questa volta non lo fa, e lascia libera la mano di Putin di gesticolare, violando lo spazio prossemico di Trump.
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Poco dopo Putin sfrutta il classico left-side advantage: chi è a sinistra dell’inquadratura costringe per forza l’altro ad allungarsi verso di sé. Trump ripete il palm-up handshake, e nemmeno stavolta compensa con il double-clasp. Siamo di fronte a una pura sottomissione non verbale.
E anche qui la Casa Bianca deve metterci una pezza. E pubblicare una foto angolata ancora più a sinistra, per attenuare l’effetto di sottomissione. Ma non basta. Trump porta Putin nella sua supermacchina e offre a Maria Zacharova l’occasione di sostenere che questo trattamento “da tappeto rosso” dimostra che la Russia non è mai stata isolata (fallacia aneddotica e non sequitur).
Prima del vertice, Trump dice in aereo che senza un cessate il fuoco non sarebbe stato soddisfatt0. Non ottiene il cessate il fuoco e cade nell’overpromising and underdelivering (ovvero: alzi le aspettative e non le mantieni).
Putin gli concede il contentino dicendo che con lui la guerra non sarebbe scoppiata, ma non basta. Perché Trump è vittima di un precedente overpromising, quello per cui la guerra sarebbe dovuta finire in 24 ore dopo la sua elezione.
Un disastro comunicativo conclamato, che la Casa Bianca tenta invano di compensare con un altro scatto fugace. Quello di Trump che invade lo spazio prossemico di Putin per mostrare dominanza. Ma ormai è troppo tardi. Con aspettative più basse e un setting meno servile, si poteva evitare di trasformare questa scenografia curatisima in una messinscena disastrosa, che ha prodotto un solo vincitore. Lascio a voi l’onere di capire quale dei due.
© Patrick Facciolo – Riservato ogni diritto e utilizzo. Vietata la riproduzione anche parziale.
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