L’ultima lettera di Berlusconi: le tecniche di comunicazione
Vi spiego in 90 secondi perché l’ultima lettera scritta da Silvio Berlusconi prima di morire, e divulgata in questi giorni alla stampa dalla figlia Marina, è un capolavoro di comunicazione.
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“Silvio Berlusconi, nel corso di un colloquio al San Raffaele”.
In questo passaggio siamo di fronte a quella che solitamente nel mondo del teatro e del cinema si chiama indicazione scenica extradiegetica. Berlusconi scrive, ma è anche il regista della sequenza, un po’ come se ci trovassimo all’interno di un cortometraggio.
“Ma Presidente, che partito è Forza Italia?”.
Anche la domanda ci aiuta a capire che siamo nel contesto di una sceneggiatura. Quel “ma”, che abitualmente in grammatica è una congiunzione coordinante avversativa, in realtà in questo caso ha una funzione di interiezione. Ovvero serve per farci capire che siamo nell’ambito della comunicazione parlata, e che il discorso è in medias res, cioè è già in corso quando comincia il racconto.
Nel complesso questo testo di Silvio Berlusconi, per quanto ci possa sembrare banale, concentra una serie di tecniche cinematografiche, di comunicazione e di linguaggio molto importanti. Quasi il 90% delle parole di questo testo appartiene al vocabolario di base della lingua italiana.
Le frasi sono prevalentemente principali, ci sono pochissime subordinate. Sono frasi corte, e permettono di essere capite da tutti. Nonostante la difficoltà del momento emotivo e della malattia, Silvio Berlusconi è riuscito a comporre un testo con una chiarezza espositiva e una lucidità enorme.
Un testo che sarebbe difficilissimo da scrivere proprio per queste caratteristiche di semplicità. E che farebbero fatica a comporre anche moltissimi consulenti per la comunicazione.
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