Se c’è una sola persona ad ascoltarmi, sto facendo Public Speaking?

Se durante un meeting c’è una sola persona ad ascoltarmi, sto facendo Public Speaking? Dipende dal ruolo del mio interlocutore, e dal luogo in cui ci troviamo (ad esempio l’ufficio).

Come ci ha insegnato il sociologo Erving Goffman, la vita è fatta di situazioni di “ribalta” e di “retroscena”, e ciascuno di noi mette in scena dei ruoli in base alle circostanze.

Se viviamo quell’incontro a due come un’occasione di “ribalta”, in cui mettiamo in scena una qualche forma di rappresentazione, bene, allora anche quel singolo interlocutore potrà diventare il mio pubblico, e starò facendo Public Speaking.

Se al contrario il contesto sarà di “retroscena”, ovvero metterò in atto col mio interlocutore comportamenti più confidenziali, di équipe, potrebbe non esserci, in senso stretto, Public Speaking.

Questo, per il semplice fatto che non starò considerando il mio interlocutore come “pubblico”, ma starò cooperando con lui per creare una successiva rappresentazione (è il caso in cui lavoriamo con un collega a un progetto da presentare, questa volta sì, a un pubblico specifico).

Sintetizzando, possiamo dire che a determinare la natura del Public Speaking non è tanto il numero di persone che ho davanti, ma il ruolo specifico che assumerà l’interlocutore rispetto a me.

© Patrick Facciolo – Tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione.

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