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Ci risiamo: Mario Draghi se la prende con le parole (che dice lui). Analisi della comunicazione

Ci risiamo: Mario Draghi se la prende con le parole (che dice lui). Analisi della comunicazione

Ci risiamo: Mario Draghi torna a prendersela con le sue stesse parole, dopo averle utilizzate.

Alcune ora fa in conferenza stampa il Presidente del Consiglio Mario Draghi si è chiesto se esista in italiano il termine “energivoro“, subito dopo aver usato proprio quella parola. Si tratta di una modalità di comunicazione efficace?

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Mario Draghi si sta “contizzando”? Uso delle negazioni e confronto con Giuseppe Conte

Mario Draghi si sta “contizzando”? Uso delle negazioni e confronto con Giuseppe Conte

Alcune ore fa il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che “NON rischiamo un’economia di guerra” (maiuscole mie), rispondendo alla domanda di una giornalista a margine del summit dell’Unione Europea di Versailles.

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Draghi parla di “de-escalation”. Ma non era contro le parole inglesi?

Draghi parla di “de-escalation”. Ma non era contro le parole inglesi?

Oggi Mario Draghi davanti ai giornalisti a Bruxelles ha parlato di de-escalation, usando una (difficile) parola inglese.

Eppure fino a poco tempo fa proprio lui si chiedeva perché continuare a usare così tante parole inglesi nei discorsi in pubblico.

In entrambi i casi, dal mio punto di vista, il problema era un altro.

Ne parlo in questo video di 2 minuti e mezzo.

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Perché Mario Draghi piace alle persone: il meccanismo psicologico dell’idealizzazione

Perché Mario Draghi piace alle persone: il meccanismo psicologico dell’idealizzazione

Perché Mario Draghi, ex governatore della BCE, la Banca Centrale Europea, piace tanto alle persone? Semplice: perché non lo conosciamo, né sappiamo cosa pensa di molti temi. E non si tratta di curriculum o di ciò che ha fatto nella sua carriera, ma del fatto che parla troppo poco perché possa non piacerci.

Se un personaggio pubblico parla poco, non rilascia (o quasi) interviste, e allo stesso tempo usa modalità che per noi sono rassicuranti, aumenta, anche non volendolo, le sue probabilità di consenso.

E questo per un meccanismo che in psicologia va sotto il nome di “idealizzazione”: in assenza di indicatori sufficienti, e in presenza di una nostra buona disposizione di fondo, proiettiamo sull’altro ciò che vorremmo rappresentasse per noi.

Talvolta ci succede la stessa cosa in amore, quando conosciamo ancora poco un partner, e non ci innamoriamo di ciò che il partner “è”, ma di come lo sogniamo, di come lo immaginiamo essere.

In politica può accadere la stessa cosa: ci piace un personaggio perché di base ci risuonano certe sue caratteristiche, ma sappiamo poco di lui. È a quel punto che ci proiettiamo molto di noi.

Ed è anche per questo che i politici spesso ci piacciono molto appena vanno al governo (“sembra proprio una brava persona”), per poi non piacerci più già pochi mesi dopo (“quello lì mi ha proprio deluso”).

Si tratta di un tema molto vasto, ma questo accenno credo possa aiutarci a diventare più consapevoli di come funziona, talvolta, la dinamica del consenso.

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