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Quando un ghostwriter può cambiare la storia: come nasce “Ich bin ein Berliner”

Quando un ghostwriter può cambiare la storia: come nasce “Ich bin ein Berliner”

Ted sorensen, il ghostwriter di Kennedy (Foto di Justin Hoch, photographing for Hudson Union Society)

Ted Sorensen, foto tratta da Wikipedia.

Ricordate le parole “Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country” (non chiedere cosa il tuo Paese può fare per te ma piuttosto cosa tu puoi fare per il tuo Paese)?

Forse le avranno meno presenti i giovani, in ogni caso furono le parole che pronunciò John Kennedy durante il suo discorso di insediamento. Il discorso era stato scritto da Ted Sorensen.

Chi era Ted Sorensen?

Nato a Lincoln nel Nebraska l’8 maggio 1928 (morto nell’ottobre del 2010) da un padre repubblicano, che divenne ministro della Giustizia, Ted si laureò in legge alla University of Nebraska e nel 1951 partì per Washington alla ricerca di fortuna. Per circa un anno e mezzo fece uno stage alla Casa Bianca, dopodiché venne assunto nell’enturage di Kennedy.

Aveva il ruolo di consigliere speciale, ma in realtà fu molto più che consigliere e ghostwriter di Kennedy. Per il presidente fu un grande appoggio, uno stratega che lo aiutò sia negli aspetti elettorali che in quelli di politica estera. Collaborò con Kennedy nella scrittura del libro “Profili del Coraggio”, che nel 1956 vinse il Premio Pulitzer.

I viaggi col presidente Kennedy

A partire dal 1956 Sorensen accompagnò Kennedy nei viaggi tra gli stati americani, visse a stretto contatto con lui e respirò tutte le sue emozioni. Forse fu proprio questo stretto legame che consentì a Sorensen di scrivere discorsi molto sentiti, che resero Kennedy un oratore abile e in grado di colpire e coinvolgere la popolazione americana.

Anche nei momenti delicati di politica estera, Sorensen riuscì a trovare le parole “giuste”. Come lui stessò disse ironicamente durante un’intervista rilasciata al Times ,“sono sempre stato qualcosa di più di un semplice fabbricante di frasi”.

La frase che ha cambiato la storia

Sebbene non fosse un semplice fabbricante di frasi, alcune sue creazioni sono rimaste storiche. Fu sua l’idea di “Ich bin ein Berliner” (con un errore grammaticale nel rafforzativo “ein”) che venne prounciata da Kennedy nel 1963 durante il discorso a Wilde Platz a Berlino ovest. Questa frase divenne un elemento identificativo di Berlino e dopo quel discorso essere berlinesi divenne simbolo di appartenenza ideale, un’identità eurepea non solo da un punto di vista territoriale.

Quando Kennedy morì, Sorensen fece l’avvocato, seguendo il percorso teorico legato ai suoi studi. Ma sentì da subito il bisogno di raccontare l’amministrazione Kennedy e lo fece in un lunghissimo libro di 800 pagine dal titolo “Kennedy”, che divenne un best seller internazionale.

Curiosità

Dal discorso di Berlino è nata la maglietta “eushirt”, e la stessa frase viene riportata sui gadget più venduti a Berlino. Aldilà degli aspetti legati al consumismo, questo “sentirsi berlinesi” delle nuove generazioni nasce proprio dal discorso scritto da Sorensen.

La prova che il ghostwriter, per un politico, ma più in generale per la storia contemporanea, può avere un ruolo molto più importante di quanto si possa pensare.

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