Archives

Tagged ‘Patrick Facciolo‘
No, gli individui non si dividono in visivi, uditivi e cinestetici

No, gli individui non si dividono in visivi, uditivi e cinestetici

No, il mondo non si divide in visivi, uditivi e cinestetici.E saperlo è molto importante anche per chi fa Public Speaking.

Perché ci permette di non avere preconcetti sul nostro pubblico.

La tesi per cui le persone si dividerebbero tra chi preferisce immagini, chi suoni, chi sensazioni, non è sperimentalmente dimostrata. E va detto in modo chiaro.

 

Lo studio sperimentale del 2009

Già nel 2009 un report pubblicato sulla rivista Psychological Science in The Public Interest riportava i risultati di diversi ricercatori di psicologia dell’apprendimento. Tra questi: Mark McDaniel dell’Università di Washington, Hal Pashler dell’Università di San Diego, e Robert Bjork dell’Università della California. Essi hanno dimostrato sperimentalmente come questa suddivisione dei metodi di apprendimento non sia sostenibile.

Hanno concluso che gli studi che sono stati fatti su questo tema non soddisfano i requisiti di randomizzazione. Ovvero non soddisfano requisiti di assegnazione casuale delle persone ai vari gruppi di ricerca. Tali requisiti devono risultare infatti sufficienti per rendere credibili le loro conclusioni.

 

L’importanza di farci domande su questioni (apparentemente) semplici

Questo caso, come altri simili, ci insegna che quando un modello esplicativo della realtà (un modo per spiegare ciò che ci circonda) è troppo semplice da capire, è il momento per farci delle domande.

Quando ci piace una teoria, ci affascina, ed è semplice da comprendere, è importante saperci fermare un momento e chiederci: “Siamo sicuri che sia proprio così?”.

Questo perché la realtà non è semplice, è articolata.

 

© Patrick Facciolo – Tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione.

Continua a leggere →
Come i pensieri condizionano i nostri discorsi in pubblico

Come i pensieri condizionano i nostri discorsi in pubblico

Quando parliamo in pubblico siamo già convinti di sapere quello che gli ascoltatori pensano di noi.

È questo l’ostacolo che spesso individuo tra le persone che vengono a seguire un corso di Public Speaking con me.

Continua a leggere →
Da che parte dell’inquadratura deve stare l’intervistatore nelle video interviste?

Da che parte dell’inquadratura deve stare l’intervistatore nelle video interviste?

Da che parte dell’inquadratura dobbiamo stare quando intervistiamo qualcuno sul web, all’interno di un webinar oppure all’interno di un video da pubblicare sui social o su YouTube?

A sinistra, seguendo il senso di lettura, che va appunto da sinistra verso destra.

L’intervistatore sarà il primo a parlare, per questo la collocazione a sinistra dello schermo favorirà il senso di lettura: comincia l’intervistatore, e lo sguardo del mio ascoltatore si poserà naturalmente a sinistra. Poi parlerà l’intervistato, e lo sguardo si sposterà naturalmente a destra.

La risposta a domande come questa segue un criterio di senso: ciò che favorisce una fruizione più lineare e coerente da parte del nostro pubblico, è ciò che dovremmo mettere in pratica per rendere più efficace la nostra comunicazione.

Ricapitolando: in linea generale, il conduttore dell’intervista sta nella finestra a sinistra dello schermo. A destra sta l’intervistato, come ci insegna spesso anche l’esperienza televisiva.

© Patrick Facciolo – Tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione.

Continua a leggere →
Se c’è una sola persona ad ascoltarmi, sto facendo Public Speaking?

Se c’è una sola persona ad ascoltarmi, sto facendo Public Speaking?

Se durante un meeting c’è una sola persona ad ascoltarmi, sto facendo Public Speaking? Dipende dal ruolo del mio interlocutore, e dal luogo in cui ci troviamo (ad esempio l’ufficio).

Come ci ha insegnato il sociologo Erving Goffman, la vita è fatta di situazioni di “ribalta” e di “retroscena”, e ciascuno di noi mette in scena dei ruoli in base alle circostanze.

Se viviamo quell’incontro a due come un’occasione di “ribalta”, in cui mettiamo in scena una qualche forma di rappresentazione, bene, allora anche quel singolo interlocutore potrà diventare il mio pubblico, e starò facendo Public Speaking.

Se al contrario il contesto sarà di “retroscena”, ovvero metterò in atto col mio interlocutore comportamenti più confidenziali, di équipe, potrebbe non esserci, in senso stretto, Public Speaking.

Questo, per il semplice fatto che non starò considerando il mio interlocutore come “pubblico”, ma starò cooperando con lui per creare una successiva rappresentazione (è il caso in cui lavoriamo con un collega a un progetto da presentare, questa volta sì, a un pubblico specifico).

Sintetizzando, possiamo dire che a determinare la natura del Public Speaking non è tanto il numero di persone che ho davanti, ma il ruolo specifico che assumerà l’interlocutore rispetto a me.

© Patrick Facciolo – Tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione.

Continua a leggere →
Copyright © Patrick Facciolo. Riservato ogni diritto e utilizzo. Monitoriamo costantemente la rete: il nostro team di legali interviene ogniqualvolta venga a conoscenza di copie e utilizzi non autorizzati dei contenuti.