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Consapevolezza e comunicazione: la differenza tra “è bello” e “mi piace”

Consapevolezza e comunicazione: la differenza tra “è bello” e “mi piace”

Di ritorno dalla settimana di Sanremo, in queste ore ho letto spesso frasi del tipo “questa canzone è bella”, “questa canzone è più bella di quest’altra”. Si tratta di affermazioni che ci possono far riflettere sull’uso che facciamo abitualmente del linguaggio per descrivere le cose.

In questo senso: siamo proprio sicuri che una canzone si possa definire “bella” o “brutta” in assoluto? O forse, prima di attribuirle un aggettivo che la descrive in maniera così definitoria, avrebbe più senso dire che “ci piace” o “non ci piace”, sulla base della nostra particolare e circostanziata visione attuale del mondo?

Questa seconda via, apre spazio alla nostra soggettività: una canzone che oggi ci piace, domani potrebbe non piacerci più. E allo stesso tempo, una canzone che “ci piace”, ci dà lo spazio per cogliere e descrive il limite per cui potrebbe non piacere a qualcun altro.

Il linguaggio può portarci a descrivere in maniera statica la realtà, o permetterci una descrizione più accurata e precisa, per cui diventiamo in prima persona protagonisti dei nostri verbi e della nostra relazione con le cose.

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Comunicazione politica: perché non dare corda a chi la spara grossa

Comunicazione politica: perché non dare corda a chi la spara grossa

Sempre più spesso (soprattutto quando si parla di politica), ci capita di assistere a comunicatori che “la sparano grossa”, che dicono frasi altisonanti e apparentemente fuori contesto (off topic), e che finiscono così per catturare l’attenzione del pubblico e dei media.

In questi casi, siamo sicuri che rispondere nel merito (on topic), sia la soluzione migliore per replicare con efficacia? In questa puntata vi racconto quali sono i rischi di replicare a chi la spara grossa: il fatto stesso di replicare implica di dover riepilogare l’affermazione originaria, per poi negarla. Con il rischio di amplificare, una volta di più, proprio gli stessi contenuti che non condividevamo.

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Mindfulness e Public Speaking: perché la meditazione può essere utile per chi parla in pubblico

Mindfulness e Public Speaking: perché la meditazione può essere utile per chi parla in pubblico

In che modo la meditazione mindfulness può essere utile per chi parla in pubblico? Cosa c’entra con il Public Speaking? Ve ne parlo in questo video.

Se vuoi saperne di più su questo tema, scopri il mio libro “Parlare in pubblico con la mindfulness”:

Data di pubblicazione: 12 gennaio 2019
ISBN : 978-1730878930
Formato : 15×23
Foliazione : 117 pagine
Copertina : Morbida
Stampa : bianco e nero
Prezzo: Euro 19,99

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È giusto tenere le mani in tasca quando parliamo in pubblico?

È giusto tenere le mani in tasca quando parliamo in pubblico?

Nella puntata di oggi torno a parlare di linguaggio del corpo nel Public Speaking: l’atto di tenere le mani in tasca durante un discorso in pubblico può migliorare o peggiorare la nostra efficacia comunicativa?

Per rispondere, torno sulla distinzione tra “osservazione” e “interpretazione”, sostenendo che non è possibile conoscere con certezza il significato di questo gesto.

Piuttosto – e questo è decisamente più alla nostra portata – è importante soffermarci sul rischio che a causa dei nostri gesti il pubblico possa distrarsi da quello che stiamo dicendo, e questo vale ovviamente anche per le mani in tasca.

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