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Abolizione dei pubblicisti: cosa accadrà ad agosto 2012?

Abolizione dei pubblicisti: cosa accadrà ad agosto 2012?

Cari amici di Parlarealmicrofono.it,

da alcuni mesi al centro dell’attenzione del mondo del giornalismo e della comunicazione c’è la data del 13 agosto prossimo. Mentre molti di noi saranno infatti sotto l’ombrellone a godersi le meritate vacanze estive, sarà trascorso un anno dall’entrata in vigore del decreto 138/2011, varato dall’allora governo Berlusconi, che dispone la riforma degli Ordini professionali proprio a partire dalla data del 13 agosto 2012. Ma quali sono le modifiche che questa norma impone? E quale saranno gli effetti per l’Ordine di riferimento per i professionisti della comunicazione, quello dei giornalisti?

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L’ordine dei Giornalisti: lo stato dell’arte

L’Ordine dei Giornalisti è suddiviso in elenco professionisti e pubblicisti (ne abbiamo già parlato tempo fa nel post “Come si diventa giornalisti?“). Giornalista professionista è colui che esercita in modo esclusivo la professione di giornalista. Per accedere all’elenco dei giornalisti professionisti, è necessario superare l’esame di Stato, al quale si può partecipare o dopo aver concluso un periodo di tirocinio (c.d. praticantato) di almeno 18 mesi presso la redazione di una testata regolarmente registrata, o in alternativa dopo aver frequentato il corso di specializzazione biennale a numero chiuso di una delle scuole di giornalismo riconosciute dall’ordine.  All’elenco pubblicisti possono invece iscriversi coloro che abbiano alle spalle almeno 24 mesi di collaborazione continuativa e retribuita con una testata registrata, e che abbiano redatto in questo periodo un certo numero di articoli, diverso a seconda della periodicità della testata. Proprio riguardo i giornalisti pubblicisti c’è incertezza riguardo il destino di chi è iscritto all’elenco, di chi sta svolgendo il periodo di collaborazione e di chi ha intenzione di intraprenderlo. Cosa cambierà – se qualcosa cambierà – il 13 agosto 2012?

Dal decreto 138/2011 alla manovra “Salva Italia”

La conversione in legge del decreto – legge 148/2011 – ha modificato quanto inizialmente previsto, disponendo che la riforma degli Ordini sarà attuata non per il tramite di una legge ordinaria, ma piuttosto attraverso un decreto del Presidente della Repubblica: le norme attuali relative agli ordini professionali saranno pertanto abrogate nel momento in cui entrerà in vigore il DPR. La manovra Salva Italia del governo Monti (decreto legge 201/2011, convertito con modificazioni dalla legge 214/2011) ha poi ulteriormente modificato questo dettato, stabilendo che  le norme vigenti in contrasto con l’articolo 3, comma 5, del decreto legge 138/2011 saranno abrogate “in ogni caso, dalla data del 13 agosto 2012”.

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Lo schema di Decreto del Presidente della Repubblica

In data 15 giugno 2012 il Consiglio dei Ministri ha approvato lo Schema di Decreto del Presidente della Repubblica recante “Riforma degli ordinamenti professionali in attuazione dell’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148”. Lo schema recepisce la delega ad esso assegnata dal decreto-legge del 13 agosto 2011, e regola i principi da esso indicati, ma non contiene alcuna riforma degli Ordini professionali, e dunque nemmeno dell’Ordine dei giornalisti. Come si può leggere sul sito ufficiale dell’Ordine – www.odg.it – “questo strumento, scelto con il Salva Italia, doveva espressamente mantenersi nell’ambito della delega che è stata prevista. Chi aveva attese legate, ad esempio, alle modalità di accesso alla professione, al titolo di studio, alla auspicata riduzione del numero dei membri del Consiglio nazionale, al sistema elettorale e a quanto altro necessario per rendere l’Ordine (occupiamoci di noi) un moderno strumento di migliore garanzia del diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati, non aveva valutato i ristretti confini della delega“.

Cosa cambia dunque per i giornalisti?

Le interpretazioni sulle modifiche che interverranno a far data dal prossimo 13 agosto sono state molteplici, e talora ampiamente discordanti fra di loro. A gettare luce sulla vicenda, chiarendo il contenuto dello schema di DPR ci ha però pensato l’Ordine stesso: la nota citata più sopra, e datata 22 giugno 2012, prosegue chiarendo che nell’immediato “non cambia nulla”. Ci saranno, in prospettiva, delle modifiche riguardo le funzioni disciplinari, che “verranno tolte ai Consigli (regionali e nazionale) e affidati a collegi” e riguardo la formazione: “c’è (per la verità c’era già anche da prima del 13 agosto 2011, decreto Tremonti) l’obbligo della formazione-aggiornamento. Il Consiglio nazionale dell’Odg ha approvato, in data 21 giugno 2012, un regolamento per la formazione-aggiornamento dei colleghi. Il mancato rispetto di quest’obbligo, in base alle norme, rappresenta una violazione deontologica”. Dal punto di vista degli elenchi professionisti e pubblicisti e delle modalità di iscrizione non sono invece previste modifiche: “L’Ordine continuerà ad essere diviso in professionisti e pubblicisti. Resterà il registro dei praticanti e verranno mantenuti l’Albo speciale e l’elenco stranieri”. Per quanto riguarda i professionisti – si legge ancora su www.odg.it – “restano tutte le norme fin qui vigenti, compresa la necessità di sottoporsi a colloquio per quanti non sono in possesso di diploma di scuola secondaria superiore, e l’esame di Stato a conclusione del praticantato”. Per quanto invece riguarda i pubblicisti “non solo quanti sono già iscritti, ma anche quanti hanno avviato il percorso previsto dalla legge e quanti decideranno di avviarlo nel futuro dovranno seguire la disciplina vigente che non viene modificata dal DPR né lo era stata dal decreto Tremonti, poi trasformato, o dal salva Italia”. Per quanto concerne, infine, i praticanti, “la norma prevista nel D.P.R. non sia applicherà ai giornalisti che continueranno ad avere il praticantato retribuito con le altre garanzie legate al rapporto di lavoro previsto dal Contratto. Tutti i praticanti dovranno fare un corso di formazione, nell’arco di sei mesi (sempre inseriti nei 18), secondo modalità che saranno definite”.

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